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Una conferenza nazionale per il ritiro dell’autonomia differenziata
Scritto da lametino9 Pubblicato in Filippo Veltri© RIPRODUZIONE RISERVATA
Finalmente qualcosa si muove nel mondo extra partiti sul fronte della secessione dei ricchi: l’Osservatorio del Sud si è infatti rivolto a tutte le associazioni di difesa dei diritti democratici, della scuola pubblica, della sanità, dei servizi pubblici per costruire insieme una Conferenza Nazionale per il ritiro dell’Autonomia differenziata in qualunque settore.
Il 26 maggio, appena conosciuti gli esiti delle elezioni europee, Salvini, senza perdere un solo momento, ha annunciato che il governo procederà ora velocemente con i suoi programmi, a partire dalla realizzazione dell’Autonomia differenziata. È necessario essere chiari, si legge nell’appello: dietro il nome “autonoma differenziata” si nasconde né più né meno la divisione del Paese. Le bozze di intese Stato-Regioni circolate e pubblicate nei mesi scorsi prevedono infatti che tutta una serie di materie che vanno dall’istruzione alla sanità, dall’ambiente alle infrastrutture, dal lavoro ai contratti, dalla ricerca scientifica ai beni culturali, dai servizi fino a giungere addirittura ai rapporti internazionali e con l’UE passino alle Regioni.
Il pericolo è dunque imminente, anche perché nelle settimane scorse l’autonomia differenziata è già stata inserita nel Dpef. “Noi che nei mesi scorsi ci siamo mobilitati a partire dalla scuola, considerando che essa costituisca un elemento essenziale per la difesa dell’unità della Repubblica, rilanciamo oggi l’appello – dicono all’Osservatorio - ai lavoratori di tutte le categorie, ai cittadini, alle associazioni, ai comitati, ai coordinamenti territoriali le cui battaglie verrebbero definitivamente vanificate dal provvedimento: non c’è un minuto da perdere, è necessario unirsi per smascherare l’operazione, trovarci, confrontarci, prendere iniziative concrete per mobilitare la popolazione e fermare il pericolo. L’autonomia differenziata liquida definitivamente – attraverso le 23 materie che saranno devolute alle regioni, materie nevralgiche per la nostra vita quotidiana – tutto ciò che è ‘pubblico’, cioè finalizzato all’interesse generale, destinato a diminuire le differenze tra ricchi e poveri: istruzione, sanità, ambiente, infrastrutture. Principi e diritti sociali previsti nella I^ parte della Costituzione di fatto vengono annullati. Ogni Regione farebbe da sé, con i propri fondi, trattenendo la maggior parte del proprio gettito fiscale. Ma se questo porterà subito a far sprofondare le Regioni del sud (alienate dalla perequazione e colpite dalla clausola che l’operazione dovrà essere portata avanti ‘senza oneri aggiuntivi’ per lo Stato: a costo 0 si abbatteranno uguaglianza, solidarietà, democrazia e l’unità stessa della Repubblica), nondimeno colpirà i cittadini del nord”.
Negli incontri e nelle assemblee di questi mesi un dato è infatti emerso in modo chiaro: tutti sarebbero colpiti attraverso la rimessa in causa dei contratti nazionali, dei servizi, dell’accesso agli stessi diritti. L’esempio di ciò che è avvenuto con la scuola in Trentino è emblematico: privatizzazioni, aumento dei carichi di lavoro, diminuzione dei posti, standardizzazione delle procedure, ingerenza nella didattica, a fronte di compensi aggiuntivi irrisori per i lavoratori. Per questo dalla scuola, attaccata potenzialmente dal provvedimento in ogni sua articolazione e prerogativa (dall’uguaglianza delle opportunità educative alla libertà d’insegnamento, dall’orario di lavoro al contratto nazionale) arriva questo appello: solo la mobilitazione unita potrà fermare i progetti del governo e delle Regioni che hanno presentato la richiesta di autonomia.
“Siamo certi – conclude l’appello - che la coscienza dell’importanza dell’unità della Repubblica sia viva in tutta la popolazione, in tutte le città e i comuni, fino ai più piccoli paesi o villaggi. Per questo oggi lanciamo a tutti una proposta precisa: mettiamoci in contatto per organizzare insieme, i tempi necessariamente rapidi, una Conferenza Nazionale per il ritiro di qualunque progetto di regionalizzazione nella scuola e in tutti gli altri settori, per il ritiro delle Intese già presentate dal Veneto, dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna, per il ritiro dell’autonomia differenziata dal Dpef”.
Sulla stessa linea si muove la Cgil nazionale: “L’autonomia differenziata rischia di dividere l’Italia e di mettere in ginocchio il Mezzogiorno, che invece deve essere considerato una risorsa per il paese”. Così i segretari generali della Cgil delle regioni del Sud, che si sono incontrati in un’iniziativa organizzata a Lamezia Terme (Catanzaro) alla quale ha partecipato anche il segretario confederale della Cgil nazionale, Rossana Dettori. “Chiediamo che il governo non divida il Nord dal Sud perché – ha affermato la Dettori - solo l’unità del Paese ci può fare davvero uscire dalla crisi. Chiediamo maggiori investimenti sul Sud, chiediamo infrastrutture sociali ed economiche, materiali e immateriali, chiediamo il pieno diritto alla salute, all’istruzione e alla casa e all’occupazione stabile, chiediamo al ministro Salvini di tornare indietro sulla sospensione per due anni della norma degli appalti perché si rischia di alimentare infiltrazioni criminali e lavoro nero. Il 22 giugno a Reggio Calabria la nostra mobilitazione unitaria è tesa a dire con molta energia e a far capire al governo nazionale che il Sud è il motore del Paese: considerarlo una palla al piede è un gravissimo errore”.