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Tutte le volte che gli anticomplottisti di oggi furono loro stessi complottisti
Scritto da Lametino7 Pubblicato in Francesco Bevilacqua© RIPRODUZIONE RISERVATA
È severamente vietato, oggi, – soprattutto in quella sinistra annacquata che sta al governo – pronunciare, per alcuni fatti palesemente ambigui, incerti, poco chiari, le seguenti, aborrite parole: “complotto”, “poteri forti”, “multinazionale”, “segreto”, “depistaggio” etc. C’è anche un concetto, la cui origine, sintomaticamente, viene da lontano, e che oggi suona come “deep state” (stato profondo), ossia una sorta di governo parallelo di una nazione, non investito democraticamente del potere, che però orienta le scelte politiche, governa di fatto, infiltra le istituzioni (il caso più eclatante in Italia fu la loggia massonica P2, che, non a caso, significa “propaganda 2”).
Se usi oggi uno qualunque di questi termini, rischi di essere assalito da un branco di idrofobi che ti bollano come complottista, ma anche – non si capisce perché – terrapiattista e no-vax. Benché i tre termini si riferiscano a fenomeni completamente diversi. I più idrofobi sono proprio i sinistri filogovernativi.
E allora, facciamo una ripassata (senza approfondire, per ragioni di spazio) dei tanti fatti in occasione dei quali gli anticomplottisti di oggi furono loro stessi complottisti: uccisione di Enrico Mattei, 1962; strage di Piazza Fontana, 1969; golpe Borghese, 1970; strage di Peteano, 1972; strage di Piazza della Loggia, 1974; strage del treno Italicus, 1974; delitto Moro, 1978; strage di Ustica, 1980; scandalo della loggia P2, 1981; più in generale, la strategia della tensione; delitto Dalla Chiesa, 1982; strage del treno rapido 904, 1984; strage di Capaci, 1992; strage di Via d’Amelio, 1992; trattativa Stato-mafia, 1992 e seguenti. Per limitarci all’Italia. Quante manifestazioni, cortei, fiaccolate, processi, film, inchieste giornalistiche per invocare la verità, con la sinistra quasi sempre in testa! Quante volte si disse che dietro quei fatti c’erano “poteri forti”, che erano frutto di “complotti” ai quali non erano estranei governi (guarda caso sempre democristiani o di destra), politici, logge massoniche, servizi segreti. Quante volte si parlò di depistaggi organizzati da pezzi “deviati” dello Stato.
Né dimentichiamo le più recenti battaglie antiglobaliste, che avevano per bersagli principali le multinazionali, partite a Seattle nel 1999 e culminate, in Italia, durante gli scontri al G8 di Genova del 2001 sotto il Governo Berlusconi. Quando i black-block commettevano violenze durante le manifestazioni noglobal, quasi tutti sospettavamo che i servizi segreti e la polizia avessero consentito che pacifici manifestanti venissero infiltrati per screditarli. Sino al clamoroso pestaggio – sanzionato perfino dalla Corte Europea – delle forze di polizia su manifestanti inermi che dormivano nella Scuola Diaz di Genova sempre durante il G8.
Ecco, invecchiando, ho capito qualcosa in più di tutti questi fatti, ma non ho mai cambiato idea. Penso sempre che quei poteri forti che governano il mondo, che tengono in sella dittatori e governi, che condizionano, attraverso i loro lobbisti, perfino i parlamenti, che possono far fallire intere nazioni con un semplice clic sul pc, che dettano legge nelle borse, che cooptano i politici nei loro consigli di amministrazione, stiano dietro a tutto quel che di rilevante accade in politica ed in economia. Strano, invece, che i complottisti di allora siano diventati quasi tutti anticomplottisti. Tranne pochi che vengono derisi e trattati come rimbecilliti. Se Benedetto Croce fosse ancora vivo, forse avrebbe spiegato “perché non possiamo non dirci complottisti”.