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Piero Ignazi parla di delitto dell’autonomia dei ricchi. Non ci si faccia illudere dalle belle parole, dai rinvii tattici in Consiglio dei Ministri, o d’altro dettati dai sempre più imbarazzati grillini: quello che la Lega Nord aveva promesso alla fine ci sarà. Vedrete. Flebile, troppo flebile la voce di chi si oppone; tardiva la reazione di chi dove alzare un muro fin dall’inizio e invece s’è svegliato solo nelle ultime settimane, peraltro in evidente contraddizione – leggi il Pd – sia per quanto non fatto nel passato più o meno recente sul tema del federalismo e dell’autonomia vera ma sia, soprattutto, perché c’è dentro mani e piedi in quella oscenità come testimonia la posizione del presidente pd dell’Emilia Romagna.
Che si tratti di un delitto è ormai assodato da tutti, giunto quasi a compimento dopo un percorso assolutamente opaco, senza un dibattito pubblico, mantenuto più o meno sotto traccia o silente del tutto per mesi e mesi e che nel migliore dei casi non ha coinvolto affatto l’intera opinione pubblica nazionale. I piccoli ripensamenti dell’ultim’ora, soprattutto nel rapporto con il Veneto non attenuano di un solo centimetro la gravità del fatto e il cuore dell’accordo: la definizione dei così detti fabbisogni standard calcolati sul reddito di ciascuna regione c’erano e sono rimasti. Quindi com’era dal principio chi ha di più riceve di più e la logica della redistribuzione, della perequazione, viene completamente disattesa.
Ma il problema non è tanto dei soldi. L’Italia diverrà un vestito di Arlecchino (definizione fulminante sempre di Ignazi) con alcune pezze ‘’sfavillanti e altre logore’’. Scuola e sanità saranno, in particolare, massacrate, sarà demolito il sistema educativo nazionale e la disastrata sanità nostrana chiuderà praticamente bottega, come il presidente dell’Ordine dei Medici di Cosenza ha lucidamente riassunto in un’intervista alcuni giorni fa.