Scienza, superstizione, Dio e i papaveri rossi

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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francesco-bevilacqua-foto-blog-nuova_80da1_19973_ea258_59f1c_e96f0_cec4f_df014_db513_eb6b5_f8fb1_2c83a_da5cd_ac61d-1_c49d8_8565a_1a702_73902_90cc3_d8d69_c1afb_508ed_14fbf_1602e_c1835_27877_1f47f_c6130_553d9_7ee8b_d4abb___55d67.jpgLa vera nemica della buona scienza non è la superstizione ma la cattiva scienza, quella che è guidata dall’orgoglio, dal profitto e dall’idea che l’uomo sia superiore a qualunque altra forma di vita. La cattiva scienza non tollera che, nel suo nome e col suo metodo (è reale solo ciò che è misurabile, calcolabile, esperibile), si possano sostenere tesi e raggiungere risultati che abiurino orgoglio, profitto e complesso di superiorità. La superstizione (etimologicamente “sopra-stare”) è solo un vedere oltre la realtà ridotta della mentalità scientista. Ma chi può provare che qualunque superstizione sia, invece, una “falsa convinzione”, come si crede oggi? E dunque perfino la religione, il sacro, Dio stesso - proprio in quanto non dimostrabili con il metodo scientifico - sarebbero "superstizione"? Quella che chiamano, spregiativamente, superstizione – e che però quasi tutti praticano, più o meno scaramanticamente – è solo un capro espiatorio per chi vuol nascondere la vera nemica della buona scienza. Dinanzi a un prato di splendenti papaveri rossi ci sarà sempre chi vede una fragile, delicata comunità di viventi dotata d’anima e d’intelligenza; e chi, invece, vede solo una massa biologica da schiacciare con il trattore o, ben che vada, da inventariare in un laboratorio di botanica.

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