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La bellezza salverà il mondo: se il mondo salverà la bellezza!
Scritto da Lametino7 Pubblicato in Francesco Bevilacqua© RIPRODUZIONE RISERVATA
Mal di schiena! Lo strizzacervelli lo dice sempre: “falla finita con la sindrome di Atlantide, il peso del mondo non è sulle tue spalle”. Certo, ci sono le protrusioni discali sulla colonna, le “note di spondilosi”, come evidenziano, laconici, i radiologi. Ma c’è anche un certo sguardo sul mondo che fatico a rimuovere. Poi sai, se penso che è arrivato il momento di attaccare gli scarponi a un chiodo, mi deprimo. È inevitabile: camminare in montagna è gran parte della mia vita. Stamane la zona lombo-sacrale della mia colonna è incrostata di ruggine. Ad ogni piegamento parte una fitta che dai nervi si trasmette al cervello e schizza nella psiche. Ho promesso ad un amico di andare con lui su un vecchio sentiero del Monte Mancuso. L’ho avvertito che forse dovrò rinunciare proprio per il mal di schiena. Resto indeciso sino alla fine. Poi mi dico: “o la va o la spacca”.
E parto. Mentre salgo in auto verso l’alto, nulla, neppure lo scirocco, sminuisce la bellezza della primavera sulla montagna di Lamezia. Già, perché non molti sanno che anche Lamezia ha una sua montagna (invero la montagna dell’ex comune di Sambiase): l’intero versante est del Monte Mancuso, quello che digrada ripidamente verso la valle del Bagni, da 1300 metri di quota. Un paesaggio da quadro rinascimentale: il verde tenero dei faggi, dei cerri, dei castagni, degli ontani; il verde scuro dei pini e degli abeti; il giallo oro delle prime ginestre; il bianco nevoso dei ciliegi; le case degli irriducibili che abitano questi luoghi isolati e difficili. Un quadro di una bellezza struggente. Anche solo scendere dall’auto è un tormento: raddrizzo la schiena con difficoltà. “Devo essere pazzo!” mi dico. Comincio a camminare piano. Luca mi osserva preoccupato. Sai quando ti rode il dubbio che stai facendo una gran cavolata? Ecco, quello! Una bella iniezione di Voltaren e Muscoril e stenderti a letto: questo dovevi fare! Aumento l’andatura. Dieci minuti dieci, e il dolore scema, fino a scomparire del tutto, come d’incanto. Qualcuno deve avere inserito fra le mie vertebre il beccuccio di una bomboletta di Svitol! Ho una visione: è lei o no? È proprio lei, la vecchia carcassa di una Renault 5 che un contadino aveva trasformato in “gallinaro”, sostituendo i vetri con lastre di Eternit. Geniale: i fori di pallettoni fungono da impianto di areazione. Erano anni che non venivo quassù.
Quel “rottamato calabro” mi strappa un sorriso. È la rassicurazione che attendevo: sono nel luogo “giusto”! La carcassa racconta la storia di un ignaro artista contemporaneo che ha trasformato un relitto dell’era industriale in un’installazione. L’avesse realizzata a New York, il Getti Museum l’avrebbe acquistata per decine di migliaia di dollari! Saliamo lungo il sentiero che corre poco sopra le frazioni di Gilitri, Mercuri, Vallericciarda, in un tripudio di colori. Grandi castagni e cerri sopravvivono nonostante gli abusi dei tagliatori d’alberi. Un’antica sorgiva, che avrà dissetato i pastori per secoli, giace fra i rovi col suo oscuro cunicolo semi-franato. Ecco il piccolo aggetto roccioso di Pietra ‘U Pispicu, che domina la valle del Bagni: luogo leggendario di cui i vecchi “cuntavano” nelle notti d’inverno accanto ai focolari. A Bocca di Iunci facciamo il nostro ingresso in faggeta. Nonostante i saccheggi ripetuti, il bosco resiste, con una pazienza che commuove. Nel cuore della foresta, sulla cima, le rovine della Base Nato. La natura sta pian piano risucchiando i segni della paura che la rivoluzione d’ottobre invadesse anche l’Occidente. Gli abeti bianchi che piantarono quassù i prigionieri austriaci della prima guerra mondiale aduggiano i rifugi dei marines. Scendo sul lato opposto, tornando al punto di partenza. Gli spazi fra le vertebre hanno smesso di lanciare strali. La colonna s’è raddrizzata, come per emulare i tronchi dei faggi. I nervi hanno definitivamente allentato la morsa. Monte Mancuso, sciamano e guaritore, osserva sornione il suo paziente. Certi luoghi amano e proteggono. A condizione, però, che qualcuno li ami e li protegga. Come dice Salvatore Settis: “La bellezza salverà il mondo … se il mondo salverà la bellezza!”