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È la testa che percorre i tempi e che rende gli uomini intellettuali immortali. Un esempio. "La repressione l’oppressione la mancanza di libertà il conformismo e l’ipocrisia sono tutti maturati in seno alla famiglia. È nata come una piccola difesa meschina in cui l’uomo si rifugia per difendersi dal terrore, dalla paura e dalla fame. È una specie d’istinto di difesa per cui l’uomo si crea questa tana. E fa ciò che vuole. Il padre opprime i figli. Però è anche il covo delle cose più belle dell’umanità”. Fa rabbrividire la riflessione sul tema della famiglia di Pier Paolo Pasolini, intellettuale. "Tutto ciò che l’umanità ha fatto finora di male e di bene, nasce sempre da un rapporto ambiguo dei figli con i genitori. Benché schematico e elementare, è come le note musicali. Sono solo sette eppure puoi fare quello che vuoi”. Prosegue il regista e scrittore.
"Così nel rapporto tra padre madre e figlio. E da questo piccolo triangolo che nascono tutte le tragedie. Negli ultimi dieci anni è successo qualcosa in Italia e siamo passati da un’era con la e maiuscola in cui la famiglia era veramente il nucleo di questo grande mosaico della società preindustriale artigianale contadina a un’era con la e maiuscola che è la civiltà tecnologica". "Tocca il tasto della tecnologia con un acume impressionante e del ruolo della donna".
"In questa nuova era la famiglia non serve più e quel codice primo del codice sociale che era prima si sta dissolvendo. E i figli ormai passano la maggior parte del tempo fuori dalla famiglia e alla televisione non importa educare il bambino. Ma solo farlo diventare un consumatore. Può darsi che la felicità e la gioia del consumo coincidano e che il potere senza volerlo manovrato da una necessità storica di fronte a cui siamo impotenti. Farà in modo di avere dei buoni consumatori e non dei buoni figli". “È necessario - prosegue Pasolini - che la donna si emancipi e potenzialmente tutte le donne italiane lo sono. Ma appena si emancipa e da impulso alla famiglia, è tutta l’umanità che regredisce e peggiora e lei si trova a vivere in un mondo deteriorato da una civiltà consumistica". Estrapolato da un'intervista a un genio di nome Pier Paolo Pasolini.