L’ignoranza e il crollo della sinistra

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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 Ormai non se lo ricorda quasi più nessuno ma non molto tempo fa Thomas Piketty con il suo ‘’Capitale nel Ventunesimo secolo’’ face sobbalzare i cuori della sinistra in tutto il mondo. Un grande successo editoriale e politico, al quale oggi fa seguito uno studio sorprendente (fino a un certo punto, però) che farà pensare, discutere e ovviamente polemizzare. Analizzando i risultati elettorali negli Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia Piketty parla, infatti, di un ‘’rovesciamento completo della frattura dell’istruzione’’. Cioè: prima gli elettori più istruiti votavano per la destra, parliamo degli anni ’50 e ’60, mentre ora – più o meno dal Duemila in avanti - l’andamento è completamente all’opposto. Più alto è il livello dell’istruzione e più alto è il voto a sinistra. Lo studioso prende in esame il voto dei laureati e rileva come nella seconda parte del secolo scorso erano appunto i meno istruiti che votavano per i Democratici o i Laburisti. Con il passare del tempo questo gap si è chiuso, è passato a zero negli anni ’80 ed è poi diventato positivo nel primo decennio del Duemila. Uno spostamento enorme dei comportamenti elettorali, un rovesciamento storico che segnala come le elite (inevitabilmente minoritarie) votano a sinistra mentre la popolazione meno istruita tende a non votarla più. Questa lettura è utile anche per l’Italia dopo le votazioni del 4 marzo, soprattutto se messa in relazione con una recentissima indagine del CENSIS, secondo la quale la percentuale di italiani favorevoli all’uso privato delle armi da fuoco è indirettamente proporzionale al titolo di studio: supera il 50 per cento in chi ha solo la licenza media e diminuisce tra diplomati e laureati. Il che indurrebbe a dire che i meno istruiti fanno il tifo per la giustizia personale rispetto a chi ha qualche risorsa culturale in più. Ma è evidente che siamo di fronte ad una semplificazione che non può prevalere sulla irriducibile forma di complicazione che è invece la realtà. E la realtà ci dice due cose: battaglia culturale e battaglia politica o camminano assieme, addirittura sono l’identica cosa, o non ne escono più nessuna delle due, cioè politica e cultura.

Piketty e il Censis possono, però’, modellare la realtà come vogliono ma se la sinistra italiana – tanto per restare nei nostri confini – si ridurrà ad essere solo la sinistra dei Parioli o di via Montenapoleone molta strada non ne farà. Se non diventa, se non ritorna cioè ad essere, la sinistra di via Popilia a Cosenza o del Corvo a Catanzaro ne avrà voglia di essere la terra dei laureati o dei senza paura! Sull’altro lato della destra governativa dovranno pure stare attenti al non governo degli spiriti selvaggi lasciati in libertà o alimentati giorno dopo giorno da nuove spinte allarmistiche ed odiatrici, perché questa domanda inevitabilmente salirà, crescerà e chiederà sempre risposte d’ordine e di pugno di ferro impossibili a darsi in democrazie complesse come quella italiana. L’obiettivo – questa la conclusione - non può essere un paese minoritario di pariolini o maggioritario di picchiatori duri e puri: prima o poi questa bolla esploderà e lì sarà il bello o il brutto che dir si voglia.

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