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Viviamo, come è ormai arcinoto, tempi difficili non solo per i grandi mutamenti politici ma soprattutto per quelli sociali, culturali, di vita oseremo dire, che hanno poi indotto quei sommovimenti politici, in Italia e in varie parti del mondo.Non è perciò usuale assistere, come a noi è capitato nelle settimane passate, assieme ad una platea di quasi 200 persone che per oltre due ore ascolta Nuccio Ordine, professore all’Unical e insignito di onorificenze in varie parti di Europa e dell’America, che parla dei classici e della solidarietà umana.
Cosa vuole dire l’elogio del difficile? In poche parole che non bisogna accontentarsi del facile, della cosa normale, quasi ovvia ma spingere per cose ardue. Nelle aule di scuole e università ma anche fuori. Siamo orfani ormai della parola. L’idea del fast, del veloce ha ormai raggiunto vette impensabili fino a poco tempo fa e il professore Ordine ci richiama, tutti, a questa eccezionale fatica: osare il difficile, cercare il difficile, battersi per cose alte.
In un mondo in cui tutto sembra virare all’ovvio e al futile ci si può riprendere il tempo per dedicarlo dunque alle cose, all’amicizia, all’amore, allo studio. Ecco: lo studio, così come quel contadino che si cura la vigna tutto l’anno e poi raccoglie i frutti alla vendemmia o come quegli uomini che sanno coltivare il valore della’amicizia ma anche delle scelte forti. Due citazioni a tal proposito: Bertold Brecht (che non sceglie ha scelto) e Antonio Gramsci (Odio gli indifferenti. Vivere è essere partigiano) per significare cosa vuol dire fino in fondo l’elogio del difficile. E visto che nessun uomo è un’isola (Dunne) ecco che si chiude il cerchio del difficile e degli altri, della solidarietà: la visione insulare dell’essere umano è una visione falsa, che non ci fa capire chi siamo. Solo una vita vissuta per gli altri è una vita che merita di essere vissuta, diceva un signore che si chiamava Albert Einstein.