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Quando apparve il duca bianco in tv negli anni 80’ nessuno lo criticò. Era un icona. Secondo me, si è ispirato a David Bowie, nel festival di Sanremo, Achille Lauro. Infatti, il cantante inglese scomparso oltre a essere uno dei più grandi artisti del mondo era un trendsetter che ha influenzato per 50 anni il mondo della moda. E siccome molti si vergognano di ammettere di seguire il festival e poi di nascosto spiano le canzoni e i cantanti da youtube, sia per indovinare il vincitore, che il look dei cantanti. Ecco la sorpresa sotto un mantello meraviglioso firmato Gucci. Sono rimasti sbalorditi quando il ragazzo truccato come Boy George, altra icona inglese, ha tolto il mantello rimanendo in tutina trasparente. E il più delle volte rimane nella memoria della storia della musica italiana l‘outfit che la melodia con cui gareggia l'artista. Il mantello del cantante italiano è firmato Gucci, mentre Bowie indossava abiti realizzati da Kansai Yamamoto perchè richiamava le convenzioni del teatro kabuki e aveva come significato il cambiamento di personalità e umore. E il duca bianco dava un significato a vestiti e canzoni come avvenne con il personaggio schizofrenico di Aladdin Sane.
Il cantante italiano Achille Lauro è stato sulle prime pagine dei giornali dopo un paio di ore dalla sua esibizione perchè sul palco di Sanremo 2020, ha lasciato scivolare dalle spalle il mantello impreziosito da strass, rimanendo con una tutina aderente. I fan della musica degli anni 80 hanno pensato subito al duca bianco anche per il make up. Lui dice di essersi ispirato alla celebre scena attribuita a Giotto in una delle Storie di San Francesco della Basilica Superiore di Assisi, quando si spoglia dei propri beni. "La musica per me è la cosa più importante e da qui nasce la mia concezione dell'arte, dello scrivere, del dipingere e dell'utilizzare il mio stesso corpo come una vera e propria opera". Di tutt altro contenuto semantico era l’artista inglese dalla personalità prorompente e camaleontica, innovativa e rivoluzionaria sin dagli esordi nel 1962, che in mezzo secolo è stato il ribelle che non si è mai fermato e non ha mai annoiato, cambiando pelle e alter ego, da Major Tom a Ziggy Stardust, al Duca Bianco, a Halloween Jack al detective Nathan Adler. “Essere artista era per lui contribuire in qualche modo alla cultura in cui viveva. E’ stata la prima rockstar mainstream a portare un’immagine extraterrestre, acconciature sperimentali e makeup sgargianti, costumi scenografici e spettacolari che hanno rivoluzionato la moda negli anni ‘70, diventando un punto di riferimento per le tendenze e per i look maschili e femminili con uno spirito d’avanguardia. Era una rockstar in tacchi e zeppe, tute attillate, abiti in cui riuniva alcune sue ossessioni, il teatro kabuki giapponese e la fantascienza, “Ha sempre avuto un bisogno ripugnante di essere qualcosa più che umano. Si sentiva molto debole come umano. E voleva essere superumano’”. E’ stato preso a modello da molte star della musica influenzate dai suoi coup de theatre da Marilyn Manson a Lady Gaga, agli stilisti che hanno preso spunto da Jean Paul Gaultier a Riccardo Tisci, da Miuccia Prada a Dries Van Noten. E magari chissà se anche il cantante della kermesse sanremese non sia una sua proiezione. Anche perché se ne frega.