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Tu dici: come si può amministrare in un Comune, grosso come Lamezia, senza alcuna regola, eppure da dodici anni a questa parte si governa senza regole con i risultati che abbiamo sotto gli occhi: una città che non decolla, una città che arretra sempre più; al limite, e oltre, il collasso economico, chissà perché sempre graziata da chi invece dovrebbe prendere provvedimenti severi, a cominciare dalla Magistratura contabile per finire in Prefettura. Il tutto comincia con la prima amministrazione retta da Speranza, il quale per necessità di numeri, ha dato inizio ai più assurdi arruolamenti nella barca governativa, senza preoccuparsi più di tanto della volontà dell’elettorato, a partire dal proprio di sinistra, perennemente contaminato da contatti con destra e centro, contatti divenuti governo. Il bello è che pure nella seconda amministrazione Speranza, sorretta da numeri preponderanti, si è continuato ad assistere a danza e balletti, nei quali le coppie danzanti erano formate nel modo più ibrido e ambiguo. Come se niente fosse successo, arriva a Lamezia il nuovo sindaco in compagnia, udite udite, di ben undici liste, tutte di centro e di destra. Ebbene, il tempo, una settimana o due, non sto scherzando, e già i consiglieri della nuova maggioranza danno inizio al ballo, sponsorizzati dal più grande direttore di orchestra dei nostri tempi, Pino Galati, immortale Pino. Non contento di questi balletti, il nuovo sindaco, comincia a strizzare l’occhiolino sull’altra sponda della barricata, stante il fatto che qualche numero gli è venuto meno: siamo in tema di dissesto, poteva mancare? Ed esponenti della precedente amministrazione benché di segno politico opposto al nostro sindaco, si offrono di collaborare con la maggioranza. Dicono: per evitare il dissesto. Già, ma non è da sette o anche otto anni che si parla di dissesto e quando è stato consentito a Speranza di evitare la parola dissesto, chiamandola predissesto, nonostante qualche mitragliata di tasse, che cosa è cambiato? Assolutamente nulla, visto che ora si torna a parlare di dissesto: magari, ne otterremo di nuovo il cambio del nome, da dissesto a predissesto. E poi? Comunque, buone danze e si continui pure così: elettore, sappiti regolare, la prossima volta, che non dovrebbe essere lontana.