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L’hanno battezzata “La nave dei bambini”. Sono gli ultimi arrivati in Sicilia, a Palermo, nel mentre si prepara il pezzo. Seicento persone, tra cui 241 minori, almeno 170 non accompagnati. Fanno vedere il loro corpo e raccontano il dolore, fisico e morale: ferite di arma da fuoco e di machete; evidente lo stato di malnutrizione e la mancanza di cure; narrano di violenze sessuali, maltrattamenti e vessazioni di ogni genere. Altri 150 a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento con 18 ragazzi. Febbre alta, fratture alle gambe e tagli alle mani. Immediate le cure dei medici e i primi sollievi del personale delle Ong. In gran parte provengono dalle zone di guerra e dall’Africa centrale. “In Calabria siamo pronti ad accogliere un gruppo di questi bambini” ha dichiarato Franco Corbelli, leader del Movimento Diritti Civili, dimostrando, ancora una volta, solidarietà concreta. Quelli non accompagnati sbarcati sulle nostre coste risultano il 13% del totale dall’inizio dell’anno fino allo scorso mese di maggio. Provengono in gran parte dall’Africa; decine di migliaia regolarmente censiti, si trovano nelle nostre regioni, da un massimo di 8 mila presenze in Sicilia a soltanto 3 in Val d’Aosta.
Il 7 aprile scorso la proposta di legge sui minori stranieri non accompagnati è diventata legge, la cosiddetta legge Zampa dal nome della prima firmataria, Sandra Zampa, vicepresidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza. Alcuni punti fondamentali della normativa: divieto di respingimento alla frontiera di minori non accompagnati; colloquio e identificazione, in particolare la verifica dell’età degli stessi; affidamento familiare prioritario rispetto al ricovero in una struttura di accoglienza; rimpatrio assistito o volontario, se ciò corrisponde all’interesse del minore; sistema informativo nazionale per quelli non accompagnati; permesso di soggiorno per minore età rilasciato dal questore; elenco di tutori volontari e protocolli d’intesa tra i garanti per l’infanzia e l’adolescenza e i presidenti dei tribunali per minorenni. E altro ancora: programma specifico di assistenza per i minori vittime di tratta; inserimento dei non accompagnati nel sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati.
Certamente l’applicazione della legge richiede ancora tanto lavoro. Ma già si intravedono segnali positivi: oltre mille persone hanno avanzato richiesta per fare il tutore volontario, figura disinteressata, all’esterno delle strutture d’accoglienza. Naturalmente bisogna mettere insieme volontariato e competenza. Necessaria una selezione, magari messa in atto dal Garante per l’Infanzia, per riuscire nella buona accoglienza. Se ci sarà una risposta simile sull’affido familiare, si farebbe un bel passo in avanti e si allieverebbero responsabilità e problemi ai sindaci che non avrebbero la possibilità di seguire la quotidianità del minore non accompagnato, considerate le molteplici incombenze degli enti comunali. Realizzando quanto letto nella legge, si porterebbe a compimento in Italia un’accoglienza diffusa e variegata e sarebbero maggiormente praticabili eventuali percorsi d’integrazione. Così il minore, all’interno di nuclei familiari, comincerebbe ad avere un primo approccio con la lingua e con le consuetudini del nostro Paese. Per quanto riguarda la politica umanitaria, siamo già avanti, in termini di normativa e non solo, mentre la quasi totalità degli Stati del Vecchio Continente si è girata dall’altra parte. Addirittura Orban, Primo Ministro ungherese e Duda, Presidente della Repubblica polacca (la patria di Wojtila), entrambi cattolici, attuano con decisione una politica di respingimento contro gli immigrati, nonostante le continue sollecitazioni di papa Francesco e degli episcopati. Dopo i risultati elettorali che rivelano una svolta a destra, l’Austria si allineerà con il club di Visegrad (Repubblica ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria), xenofobo e sovranista, pur incassando i fondi europei?
Noi siamo certamente avanti, ma ancora con zone d’ombra. Si potrebbe dire in chiaroscuro. Il servizio di Francesca Sironi su L’Espresso del primo ottobre scorso evidenzia tale stato di cose. A seguire si riportano alcuni stralci. Ecco il chiaro raccontato da Diego Mazzocchi, responsabile delle strutture per adolescenti della Casa della Carità: “… lavora, insieme a otto dei 150 fortunati su migliaia di richieste che riescono ad entrare nei percorsi dell’autonomia di Milano. Appartamenti in cui ai minorenni stranieri è dato quanto di più simile a una custodia affettiva si possa offrire: corsi intensivi, borse-lavoro, regole, orari (…). E grazie a questo sforzo che sono riusciti a far riconoscere sempre, a chi hanno assistito, il percorso di integrazione avviato. Passaggio fondamentale (…) per ottenere il permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni”. Purtroppo persiste lo scuro: “… strutture in cui i privati intascano dai 45 ai 75 euro al giorno per lasciare i minorenni in balia del nulla o dello sfruttamento (…). I centri possono diventare parcheggi che non portano a nulla”.
Come risulta dal precedente articolo, il piano straordinario di Minniti è sicuramente servito nell’immediato a rallentare il flusso di migranti, forse a costi pesanti per ciò che concerne le mediazioni con Stati dell’Africa centrale, tribù, municipalità, milizie, istituzioni contrapposte, realtà frammentate. Ma già i trafficanti si sono organizzati in Tunisia e in Algeria da dove partono le nuove rotte. La relocation (programma di ricollocamento) ha trovato un ostacolo insormontabile nella chiusura del club di Visegrad (V 4) e ha messo parzialmente in crisi i percorsi regolati di solidarietà. Ma incontri e dibattiti su il Consensus on development (Il nuovo consenso europeo sullo sviluppo) è un piano d’azione condiviso per combattere la povertà e perseguire uno sviluppo sostenibile. Si sono impegnati a raggiungere gli obiettivi tutti i leader europei. Concerne, tra l’altro, gli aiuti umanitari, l’emigrazione, i diritti umani. Allora bisogna capire pienamente che aiutare nello sviluppo l’Africa mediante la cooperazione significa, da un punto di vista strettamente economico, generare mobilità sociale. L’alternativa è tentare di bloccare i flussi con diversi metodi, soprattutto violenti, con le conseguenze che ne derivano. Intanto papa Francesco, in occasione della giornata mondiale dell’alimentazione alla FAO, propone un patto mondiale sui migranti. POTENTI DEL MONDO, ASCOLTATELO!