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di Maria Arcieri
I confessionali. Non esistono più, o meglio: non si usano più. Mancano? Per molti versi sì, perché in parte si rimaneva nell’anonimato e si riusciva a confessare tutto e con la massima sincerità. Anche se una parte di noi ha sempre saputo che il confessore al termine dell’elenco dei peccati, spostava la tenda e vedeva chi aveva detto tante parolacce. Noi non conoscevamo lui e lui in parte non conosceva noi. Ora ammiriamo la “storicità” della cabina del confessionale, con quei colori del legno, con quell’austerità, con quel rigore che forse ti faceva confessare. Oggi trovarsi vis a vis con un prete che ti chiede quali sono i tuoi peccati non è mica tanto facile.
Se non lo vedi e senti la domanda, ti parla la coscienza e si vuota, se te lo trovi davanti, magari che ti fissa e aspetta la risposta, è ben difficiletto dire tutta la verità e quindi ci nascondiamo dietro la formula: “Anche quelli che non ricordo”. Ma è sempre vero o sono gli occhi del prete che ti fanno vergognare di confessare che hai bucato le gomme del tuo ex? Ora il confessionale esiste solo nelle trasmissioni televisive e con un altro scopo. Quello di essere sputtanato in tutto il Paese. Perché l’oggetto che ci permetteva di nasconderci dalla vergogna dei nostri peccati è stato messo da parte? Perché la modernità, se tale si può considerare, ha rovinato il momento più “intenso” in cui ci sentivamo colpevoli di quello che avevamo commesso? Ora è più difficile anche confessarsi perché è come se parlassi con una persona senza grate divisorie….