L’arte del cibo

Scritto da  Pubblicato in Maria Arcieri

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maria_arcieri.jpgCibo…cibo e mangiare. Si parla solo e sempre di questo. E’ una fenomenologia o ci rintaniamo in quest’oasi di felicità per regalarci la gioia del cibo? Mary Frances Kennedy Fisher, scrittrice americana di food literature, aveva il potere di trasformare il cibo in un linguaggio metaforico. Scrisse dell’arte del mangiare più di settanta anni fa. E’ stata la pioniera del food writing e le sue ricette originali integravano esperienze esistenziali e stati d’animo. Accade anche per noi o ci ingozziamo e basta? Inventò un genere letterario, la scrittura culinaria. Non scriveva ricettari ma romanzi. Infatti, in ogni pagina c’è la sua storia miscelata ai piaceri del cibo e il desiderio di gustare la vita perché, sosteneva che “il pranzo e la cena dovevano essere sensuali e avere la stessa importanza di altre esperienze dell’esistenza”.

Possiamo fare la stessa considerazione con noi stessi o ingozziamo solo cibo-spazzatura senza accorgercene? Riteneva che “mangiare bene” fosse solo una delle “arti della vita” e cercò di esplorare se stessa con quest’arte. Scriveva che si deve essere “belli” e sensuali anche in cucina: consigliava di appendere al muro uno specchio proprio come faceva lei nella sua cucina. Noi sembriamo degli zombi che detestano e amano cucinare ma sempre in modo non sensuale. Il suo libro di culto aveva come protagonista l’ostrica: “Esistono tre categorie di mangiatori di ostriche: i tipi dalla mentalità aperta che le mangerebbero in tutti i modi, calde, fredde, vive, morte, in brodo o in zuppa, basta che siano ostriche; quelli che le mangiano solo e soltanto crude e quelli che, con lo stesso rigore, le gustano cotte e in nessun altro modo”.

Mary Frances non rileggeva quasi mai ciò che scriveva. Il suo drink preferito? Cocktail rosato di gin, vermouth e Campari.

Lo scrittore è un fingitore, diceva Pessoa.

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