L’organizzazione amministrativa nel Bruzio romanizzato

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

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francesco_vescio.jpgNel 90 a.C. diversi popoli fra gli alleati italici di Roma formarono una lega e contro di lei impugnarono le armi; gli scontri furono numerosi e le perdite sanguinose per ambo le parti e incerto rimase l’esito, a causa di un quasi equilibrio delle forze in campo e delle capacità organizzative dei contendenti; i Romani, ad un certo momento, deliberarono di concedere la cittadinanza agli alleati (in latino socii) che avessero cessato di combattere; alcuni accettarono di deporre le armi,  altri (fra questi i Bruttii, abitanti della Calabria attuale) continuarono a lottare, ma nell’88 a. C. tutte le sacche di resistenza furono eliminate dal deciso intervento delle legioni romane. I ribelli subirono le dure conseguenze della sconfitta, tuttavia con il passare del tempo il rigore di Roma contro i vinti andò attenuandosi e gli abitanti della Penisola Italica ottennero la cittadinanza romana in base alla lex Julia de civitate (= Legge Giulia sulla cittadinanza) del 89 a.C., se ne avessero avuto, individualmente, i requisiti.

In quel tempo essere cittadino romano (in latino civis Romanus) era una prerogativa rilevante per la vita sociale e politica, in quanto permetteva di esercitare i diritti civili  (matrimonio, fare testamento , ereditare ecc.) e partecipare alla vita pubblica. Il brano seguente può chiarire in maniera peculiare l’importanza e il prestigio connessi al requisito della cittadinanza, secondo la visione che ne aveva, ad esempio, l’imperatore Augusto: “A Tiberio [ Si tratta del futuro imperatore, figlio di Livia Drusilla, avuto prima di essere sposata da Augusto; di essa si parla subito dopo, N.d.R.] che gli chiedeva la cittadinanza per un suo cliente greco, rispose per lettera che l’avrebbe concessa solo se di persona lo avesse convinto di avere giusti motivi per chiederla. A Livia che gliela chiedeva per un tributario Gallo, rifiutò la cittadinanza, e offrì piuttosto l’esenzione dal tributo: dichiarò che avrebbe più volentieri accettato di privare di qualcosa il tesoro imperiale piuttosto che di troppo largheggiare con l’onore della cittadinanza romana ” (Gaio Svetonio Tranquillo, Vita dei Cesari, Newton Compton Editori, Roma, 1995, p.125, Libro Secondo. Il Divino Augusto, XL).

La concessione della cittadinanza romana agli Italici provocò notevoli mutamenti nella vita amministrativa delle città federate e delle colonie di diritto romano e latino dedotte un po’ dappertutto in Italia; per quanto concerne la specificità dell’organizzazione del Bruzio, che si andava man mano romanizzando, si riporta il testo seguente molto esplicativo a tale proposito: “Nel quadro dell’organizzazione amministrativa romana del Bruzio dopo il bellum sociale Reggio costituisce una eccezione, che del resto non supera il II sec .d.C., età per la quale un’iscrizione testimonia l’introduzione dell’ordinamento quattuorvirale  [ L’organo più elevato del ‘municipio’ formato da quattro membri ’, N.d.R.] canonico anche nel municipium reggino. Per le altre città del Bruzio la documentazione epigrafica attesta sin dal I sec. a. C. un assetto costituzionale tipico e sostanzialmente uniforme, o perché politicamente non si imponeva un eguale rispetto delle tradizionali istituzioni greche o perché si trattava di precedenti colonie latine erette in municipia romani dopo l’89 a.C., e pertanto dotate di forme costituzionali già da sé molto vicine a quelle municipali …
A questo punto possiamo mettere in relazione la competenza dei senati locali della colonia latina di Copia [Era stata fondata nei pressi dell’ellenica Thourioi, N.d.R.] , della colonia romana di Crotone, e dei municipia di Vibo e Petelia [ L’odierna Strongoli, N.d.R. ] con le funzioni del senato repubblicano di Roma, delle quali ci informa dettagliatamente Polibio 6.13…

L’analogia fra le funzioni del senato romano dichiarato dal passo di Polibio e quelle attestate dall’epigrafia per le città del Bruzio  è così stringente che ci consente non solo di constatare in concreto  ciò che generalmente può affermarsi in tali casi, che cioè i senati locali si ispiravano rigorosamente al modello dell’Urbe, ma anche di verificare la scomparsa della censura negli ordinamenti costituzionali sia delle colonie sia dei municipia nel corso del I sec. a.C.”  (Felice Costabile, Dalle Poleis ai Municipia nel Bruzio Romano, in “ Storia della Calabria Antica – II – Età Antica e Romana, Gangemi Editore, Roma – Reggio Calabria, 2000, pp. 446- 449). Dalle osservazioni sopra riportate si può dedurre che la romanizzazione del Bruzio nel I secolo a.C., dal punto di vista amministrativo, era stato completamente realizzata.

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