I romani a Reggio e i cartaginesi a Messina… e fu guerra tra alleati secolari

Scritto da  Pubblicato in Francesco Vescio

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francesco_vescio.jpgNella prima metà del III secolo a.C. Roma e Cartagine, alleate da secoli tramite trattati rinnovati più volte, vennero a trovarsi una di fronte all’altra sulle rive dello Stretto di Messina, la prima con il dominio su Reggio, sebbene questa fosse, ufficialmente, una città alleata (in latino: civitas foederata) e la seconda manteneva un presidio militare nella città di Messina, che era stato precedentemente richiesto proprio dagli abitanti per essere protetti da Gerone II, sovrano di Siracusa, che aveva mire espansionistiche verso la città dello Stretto. Lo scontro tra le ex alleate mutò profondamente la geografia politica del Mare Mediterraneo, in quanto esso determinò: “…la prima delle grandi guerre che hanno dato a Roma il dominio del mondo: la prima guerra punica” (Giulio Giannelli – Santo Mazzarino, Trattato di Storia Romana – Volume Primo – L’Italia antica e la Repubblica romana, a cura di G.Giannelli, Seconda Edizione, Tumminelli Editore, Roma, 1962, p.200).  Nelle note che seguono si cercherà di delineare negli aspetti essenziali: a) il quadro geopolitico in cui maturò lo scontro tra le due grandi potenze del Mare Mediterraneo occidentale; b) l’intricata situazione di Messina, travagliata da conflitti interni ed oggetto di mire egemoniche sia  da parte dei sicelioti siracusani,  discendenti  dai coloni ellenici, sia da parte dei Cartaginesi, da secoli insediati nella parte occidentale della Sicilia.

Per quanto concerne il primo aspetto, sopra indicato, può essere chiarito negli aspetti più peculiari dal seguente brano: “Intanto Roma consolidava le sue posizioni sulla costa greca d’Italia: Taranto si arrese nel 272, dopo il ritiro della guarnigione epirota seguito alla morte di Pirro. Taranto dovette accogliere una guarnigione romana, dare ostaggi, assicurare un contingente navale a Roma. Successivamente, Locri entrava in un rapporto di stretta fiducia con Roma, che si rispecchia bene nella coniazione delle monete ‘della  Pìstis’ (in cui la figura di Roma è incoronata dalla Pìstis, corrispondente alla latina Fides). Infine a Reggio i Romani procedevano a una punizione esemplare della fedigrafa e brutale legio Campana, che, al comando di Decio Vibello, aveva emulato i misfatti dei Mamertini, i mercenari campani di Agatocle congedati dalla repubblica siracusana dopo la morte del basileùs [Titolo, in greco, del sovrano di Siracusa in quel periodo, N.d. R.] (nel 289) e impadronitisi proditoriamente di Messina, con stragi di uomini, e violenze perpetrate su donne e averi degli antichi cittadini” (Domenico Musti, Storia Greca – Linee di sviluppo dall’età micenea all’età romana, Edizione CDE, Milano, 1990, pp.784 – 785)

In riferimento al punto b) va detto che furono proprio i Mamertini a causare l’intervento di Roma a Messina in seguito ad una situazione intricata, che provocò repentini cambiamenti di alleanze tra i protagonisti  delle trattative diplomatiche e degli scontri armati: I Mamertini stessi, i Siracusani, i Cartaginesi ed i Romani: “Ad attirare i Romani in Sicilia furono i Mamertini. Dapprima, contro la pressione dei Siracusani, essi avevano chiesto e ottenuto un presidio cartaginese, ma successivamente prevalse un orientamento ‘nazionalistico’ e perciò filoromano … Con la tentata traversata di Appio Claudio [Il console a capo dell’esercito romano, N.d.R.] nel 264 e la riuscita diàbasis [Termine greco che significa: passaggio, tragitto, traversata, N.d.R.] dello Stretto ad opera di M’ Valerio nel 263, cominciava la I guerra punica (264 – 241), che doveva rendere i Romani padroni della Sicilia, ponendo fine – dopo circa tre secoli – alla presenza di un dominio cartaginese nell’isola. Ma anche l’elemento greco dovette adattarsi a una situazione radicalmente nuova in Sicilia (Domenico Musti, op.cit., p.786).

Per esplicitare in modo più esaustivo, per quanto possibile, il quadro dell’aggrovigliata situazione in cui maturò il conflitto, che diede inizio alla guerra, c’è ancora da evidenziare il contrasto etnico esistente all’interno della popolazione messinese di quel tempo: “E fu forse proprio l’incombente minaccia siracusana, la quale rendeva necessario il ricorso ad aiuti esterni, a radicalizzare la lotta civile in Messana [Il nome in latino dell’odierna Messina, N.d.R.]: la maggioranza osca, fermamente decisa a non consentire che i Cartaginesi, col pretesto dell’aiuto, riprendessero il controllo dell’intera città, dovette allora costringere all’esilio i simpatizzanti di essa presenti nel gruppo etnico greco e mandare, nel contempo, una formale richiesta di aiuto ai Romani. Erano Campani di origine, e nelle loro attuali difficoltà, non potevano non invidiare la posizione privilegiata di cui i loro connazionali godevano nell’ambito dello stato romano. Questo, del resto, all’epoca della guerra pirrica, aveva indirettamente beneficiato dell’appoggio militare mamertino; perciò, rivolgersi a Roma poteva apparire la soluzione più opportuna per uscire dalla critica situazione. E in Roma il terreno non doveva essere del tutto impreparato ad una soluzione del genere (Giovanna De Sensi Sestito, Gerone II – un monarca ellenistico in Sicilia), Editrice Sophia, Palermo, 1977, p. 70). Da tutto questo groviglio scoppiò la scintilla di una guerra che doveva sconvolgere il secolare assetto politico de Mediterraneo: la Prima guerra punica.
   
  

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