Teologicamente scorretto

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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francesco_bevilacqua_.jpgNon v'è giorno che passi senza che ringrazi Dio. Per ciò che mi concede di buono e di cattivo, senza alcuna distinzione. Perché mai la vita è solo gioia o solo sofferenza, per nessuno al mondo. Così dobbiamo accettarla per quel che è. Eppure, io non so chi sia Dio. E non mi importa dargli un sembiante.

So solo che dietro il visibile deve esservi l'invisibile, come dice Anassagora. So che se sto qui, nella mia infinita piccolezza, sperduto nell'immensità dell'universo, qualcuno deve pure avermici messo, come diceva Pascal. So che non sono soltanto il risultato dell'incontro tra uno spermatozoo ed un ovocita. Esattamente come una quercia non è solo il risultato di una ghianda che germina. O come l'intera natura non è solo il risultato di milioni di anni di evoluzione.

Non sono nemmeno certo che quel che provo voglia dire essere religioso. So, invece, che senza riconoscere il sacro, la mia vita sarebbe ben arida. E' sacra, per me, la sofferenza, così come è sacro l’amore. E' sacra una goccia di rugiada.

E' sacro lo sguardo di un bambino, la cima di una montagna. Forse sono confuso. Forse non sono teologicamente corretto. Ma è in questo che si traduce il mio senso religioso della vita. Mi affascinano gli scritti sul sacro di Carl Gustav Jung, di Rudolph Otto, di Mircea Eliade, di Ernesto de Martino, di Umberto Galimberti. Esattamente come mi affascina il salmodiare dei monaci nel chiostro. Esattamente come mi commuovo dinanzi a poche donne che recitano il rosario in una piccola chiesa di campagna.

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