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La faggeta è la più mirabile cattedrale che abbia mai visto. Qui, tra Laghicello e Cozzo Cervello. Basta visitare la Sala del Capitolo della non lontana Abbazia della Matina, per capire che gli antichi maestri, quando costruivano le chiese, pensarono a questa foresta. Dove oggi camminiamo, muti di stupore. Si, lo so che è stata tagliata, oltraggiata, maltrattata. Ma la natura non conosce altro che amore. Il sentimento che muove e rende ancora vivo il mondo. E la foresta è rinata, più bella che mai. Laghicello è un cristallo traslucido che mostra le foglie cremisi dei faggi poggiate sul fondo, come petali addormentati. I verdi muschi sono chiazze di velluto finissimo sul grigio dei faggi. Ciclopi sconosciuti sopravvivono qui. Pose contorte, sguardi commossi, rughe sui volti. Come vecchi pastori di un immenso gregge di cuccioli d'albero. Il bosco ci guida. Sino al punto in cui la foresta ci concede il privilegio delle visioni. Un nido d'aquila sotto la cima si apre da ovesta ad est: il Tirreno, Serra Pignatella, Serra Pantanolata, La Caccia, Monte Petricelle, Montea, l'Orsomarso, il Pollino, la Valle del Crati, la Sila. Quanti paesaggi in un sol colpo d'occhio! Vicino al valico dei pellegrini di Montalto, che risalgono da oriente la Catena Costiera per scendere al Santuario di San Francesco di Paola. Grazie, amici di Paola, per averci condotti sin quassù. Grazie per aver accettato di donare il vostro amore a questa terra. Sappiamo che non v'è distinzione tra spirito e materia, tra trascendente ed immanente, tra metafisica e fisica. Proprio questa distinzione nefanda tiene l'Umanità su un baratro. Qui tutto ha anima. Perfino il vento spira forte, oggi, con parole indicibili, per festeggiare il nostro ritorno. E torneremo ancora, e poi ancora Per scambiarci il nostro amore. Sino alla fine dei giorni. Sino alla fine del tempo.