A Natale puoi

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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francesco_bevilacqua.jpgMetterti a girare in tondo, con l’auto, per le vie della città. Sperperare accuratamente quel po’ di denaro che hai messo da parte durante l’anno e fumarti la tredicesima in pochi giorni. Invadere gli ipermercati e scorrazzare indefinitamente tra gli scaffali, come un entomologo alla ricerca di farfalle. Salvo, una volta risalito in auto ed esserti rigettato nel traffico, premere sul clacson a tutta forza mandando a strabenedire chi è davanti a te, in fila, bloccato per un ingorgo. Trangugiare dolci in quantità inenarrabili, dai cosmopoliti panettoni e pandori, alle locali susumelle e pignolate. Distrarti per un mesetto dalla politica e dal calcio e dedicarti allo shopping. Giocare a tombola. Fare regali cretini a chi non ha bisogno di nulla. Ricevere regali inutili da chi non ha altro di più intelligente da fare.

Andare a messa la notte di Natale senza capire un tubo delle scritture e dell’omelia, a parte che Gesù è stato mandato da Dio sulla Terra per salvare gli uomini, in attesa che, qualche giorno prima di Pasqua, mentre Dio è distratto, quegli stessi uomini lo trucidassero in modo truculento. Mettere in testa bizzarri cappellini rossi e bianchi. Postare sui social cibi, addobbi, luminarie, facce esaltate. Sfoggiare sorrisi come se tutte le guerre, tutti gli stupri, tutte le violenze, tutte le avidità, tutte le ingordigie, tutti i poteri criminali fossero in tregua ONU. Lasciarti rincoglionire da programmi televisivi melensi. Mandare e ricevere auguri a buon mercato: basta una foto, un copia incolla, una citazione gettonata. Illuderti che un anno brutto è finito e che ne verrà uno migliore. Diventare un globe trotter, innervosirti per un nonnulla, sprizzare ansia da tutti i pori. Ammalarti di bulimia consumistica più di quanto non sia afflitto comunemente. E dare il tuo fondamentale contributo al nuovo motto cartesiano: “compro, ergo sum”.  

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