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"Per una sanità migliore serve più Stato e meno aziendalismo.Intervenendo nella sanità alla solita maniera non si arriverà da nessuna parte: sia sul piano del decremento della spesa (impossibile da realizzare senza soffocare il livello essenziale di assistenza) che su quello di garantire agli individui un sistema uniforme e globale". Parole sante, da sottoscrivere, quelle del nostro professore Ettore Jorio, dell' Unical, scritte per ilquotidianosanita'.it.
In Calabria più che altrove ciò è vero. Difronte infatti ad alcune volontà di intervenire con i soliti tagli lineari, anche sulla sanità, dopo le diatribe insorte, alla vigilia della firma del Patto per la salute, tra il ministro Lorenzin e il commissario Cottarelli, round aggiudicato dalla titolare del dicastero che ha preteso, giustamente, che i risparmi derivanti dalla revisione della spesa di funzionamento rimanessero nell’ambito della salute, restano poche opzioni al vaglio. Tutte dirette comunque a diminuire, direttamente ovvero indirettamente, la portata dei Lea. Si pensa di risparmiare sui rapporti convenzionali con il Ssn, supponendo tuttavia di non mettere, con questo, in discussione il contenuto del recente Patto per la salute. Come si farà è francante difficile a comprendersi, dice Jorio.
Realizzando economie in un tale segmento assistenziale (che è senza dubbio da rivedere nel senso di pretendere da esso una maggiore attività prestazionale a costo zero) si corre il rischio di mettere in pericolo la salute primaria dei cittadini, già penalizzati da una caduta dei Lea riguardanti le fasi successive dell’assistenza.
"Intervenendo nella sanità alla solita maniera non si arriverà - aggiunge sempre il docente Unical - da nessuna parte: sia sul piano del decremento della spesa (impossibile da realizzare senza soffocare il livello essenziale di assistenza, come per esempio determinato dal blocco generalizzato dal turnover) che su quello di garantire agli individui un sistema uniforme e globale. Troppe le differenze geograficamente rilevabili e numerosi i distingui sulla gestione dei piani di rientro, per non parlare dei commissariamenti che fanno acqua da tutte le parti. La sanità abbisogna di un consistente intervento riformatore inteso a modificare strutturalmente l’attuale sistema che ha prodotto inconcepibili discrimini e tante ricchezze indebite determinate dalla mobilità dei discriminati. Un fenomeno terribile che ha raggiunto limiti inaccettabili in alcune aree, come la Calabria, ove il saldo di mobilità ha determinato una emigrazione del dolore, specie a favore della Lombardia, rappresentativa di un costo di oltre 250milioni annui".