L’Unical e la testa di Africo

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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filippo_veltri.jpg''Questo reperto è un unicum in termini tipologici e ancora oggi abbiamo notevoli difficoltà interpretative rispetto al contesto di provenienza''. Lo ha detto nei giorni scorsi Simonetta Bonomi, Soprintendente per i beni Archeologici della Calabria, durante una conferenza stampa di presentazione dei risultati delle analisi, condotte nei laboratori dell’Università della Calabria, su una testa leonina in bronzo ritrovata due anni e mezzo fa nel tratto di mare tra Africo e Bianco, in provincia di Reggio Calabria. Oggi ne parliamo perché l’avvenimento (come al solito passato quasi inosservato nell’opinione pubblica calabrese) segnala come sia possibile un’eccezionale sinergia tra gli aspetti positivi che ci sono nella nostra regione, spesso trascurati e messi in un angolo.

Nel caso di specie parliamo della scienza messa a disposizione del patrimonio culturale e archeologico di cui disponiamo, a volte senza neppure saperlo. ''L'unica linea di indagine che abbiamo - ha aggiunto Bonomi - è quella emersa dal Dipartimento di biologia, ecologia e scienze della terra (Dibest) dell'Università della Calabria. Come unico riferimento storico abbiamo le piastre con teste leonine che vengono da una delle navi del lago di Nemi, nel Lazio''. ''I risultati che presentiamo  - ha sostenuto Domenico Miriello, docente del corso di laurea in Scienze e tecniche per la conservazione e il restauro dell'Unical - sono frutto di un lavoro multidisciplinare, che ci ha consentito di stabilire con certezza alcune informazioni relative al reperto''.

Dal lavoro di ricerca è emerso che la testa leonina bronzea e' stata realmente trovata nel tratto di mare tra Africo e Bianco ed è stata sommersa per moltissimo tempo in ambiente marino ad una profondità superiore ai 40 metri. Inoltre è accertato che si tratta di un bronzo antico di epoca romana. ''Il prossimo passo - ha sostenuto il rettore dell'ateneo calabrese, Gino Mirocle Crisci - sarà risalire al luogo dove e' stato realizzato il reperto. Per far ciò abbiamo bisogno di più tempo, ma siamo certi di poter individuare il luogo e forse questo aiuterà gli archeologi a capire meglio la funzione di questo straordinario oggetto''.

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