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Il dato politico calabrese delle amministrative del 5 giugno – cioè soprattutto Cosenza – non può essere disgiunto da quello che ci viene consegnato dal primo turno delle amministrative in tutt’Italia, che parla di un’evidente generale difficoltà del Partito Democratico. Non tenerne conto significa fare un’analisi parziale e fuori dalla realtà, solo per un uso interno, strumentale e personale e,dunque, foriera di nuove difficoltà e di nuove sconfitte.
E, però, altrettanto evidente che questo dato calabrese è carico di significati locali che vanno ad aggiungersi a quelli nazionali e che confluiscono in un mixer di marchiani errori, di scarse e affrettate analisi, di mancati radicamenti e di fughe in avanti. La clamorosa (ma non certo inattesa) sconfitta di Carlo Guccione – sicuramente il meno colpevole di tutta la compagnia – viene infatti da molto lontano, ha origini remote nel medio-lungo periodo ma ci dice una cosa: senza un vero ed effettivo ricambio delle classi dirigenti dentro il Pd non si costruisce alcun partito e non si crea alcun radicamento sui territori e alcuna alleanza.
Il Pd paga a livello nazionale e locale un’incertezza proprio su questi terreni, oltrechè un imbarazzo di linea politica e di dispiegamento nel panorama delle alleanze, che il segretario-premier Matteo Renzi non è riuscito a sciogliere ed ha anzi accentuato in vista di quell’appuntamento di ottobre sul referendum che egli considera il vero spartiacque (malissimo l’esito, a tal proposito, della santa alleanza con Verdini, solo a guardare i dati di Napoli e Cosenza).
In questo senso il caso calabrese è significativo perché il Pd in un anno non ha conquistato alcuna città importante e, dopo aver perso 12 mesi fa Lamezia, Gioia e Vibo, non conquista Cosenza e va ad un incertissimo ballottaggio a Crotone con il rischio di perdere anche la vecchia roccaforte rossa di un tempo che fu.
Perché accade tutto questo? Cosa non funziona – o non ha mai, in verità, funzionato – nella macchina democratica calabrese? Sarebbe ed é ingiusto caricare solo sulle spalle del segretario regionale Ernesto Magorno il peso di queste sconfitte pesantissime ma è indubbio che – ad esempio – tutta la gestione della pratica Cosenza è stata fin dall’inizio caratterizzata da improvvisazione, leggerezza, dilettantismo.
Ora i ballottaggi del 19 giugno (da noi Crotone e Rossano) ci diranno tutta la verità. Soprattutto Roma e Milano.