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Giusto un anno fa, più o meno di questi tempi, l’avvio lento della svolta tra Renzi e Oliverio, complici i buoni uffici di Marco Minniti, con la seconda giunta – quella dei così detti professori – e di uno scongelamento dei rapporti che solo pochi giorni fa ha poi conosciuto il definitivo sigillo, con l’avvio dei Comitati per il Si’ al referendum di ottobre da parte di Mario Oliverio.
Leggiamo in tal senso le ultime dichiarazioni del Governatore: «avviare i comitati per il Sì come risposta partecipata e inclusiva dei calabresi»; «il nostro obiettivo sarà quello di costituire i comitati per il Sì in tutti i 409 comuni calabresi, per una larga mobilitazione. Questo sarà un lavoro che ci vedrà impegnati per tutto il mese di giugno mentre il prossimo puntamento sarà per i primi di luglio con un'assemblea regionale dei rappresentati dei comitati»; «la nostra Regione può contribuire a scrivere una riforma fondamentale per il nostro Paese assumendo un ruolo specifico. Nel manifesto abbiamo inserito due slogan (#primailsud e #primalacalabria) perché questo passaggio fondamentale può rappresentare il riscatto e l'inizio di un nuovo corso in cui è essenziale il protagonismo del popolo. Ora invece abbiamo la possibilità di scrivere la storia del nostro Paese».
Parole chiare, che fanno seguito del resto a quelle che il premier Renzi non lesina nelle sue numerose visite – abbiamo perso il conto ormai, 6 o 7 in meno di 10 mesi – in Calabria a favore di Oliverio. Il quale non solo ringrazia ma va oltre.
Un fatto è certo: Renzi e Oliverio hanno bisogno l’uno dell’altro. Non solo il Governatore, che ha capito bene come non si regge una regione avendo contro il Governo centrale, ma anche il Premier, impegnato su due fronti – partito e Governo – per i quali ha bisogno di forze vere e radicate sul territorio.
Renzi ha, cioé, capito che i suoi renziani calabresi sono poca cosa per reggere lo scontro e punta politicamente e mediaticamente molto sul Sud, allargando cosi’ il suo raggio d’azione agli uomini forti – Oliverio ma anche De Luca in Campania – valorizzando le politiche del fare, complice anche l’evidente crisi di rappresentatività della minoranza dem. Ed è per questo essenziale motivo tutto politico – al di là di ricostruzioni più o meno fantasiose – che alla fine i due sono destinati, almeno nel medio periodo, a marciare uniti. Per il futuro più lungo invece bisognerà affidarsi alla sfera di cristallo.