Il sogno spezzato di monsignor Bregantini

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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La cooperativa Valle del Bonamico, fondata da monsignor Giancarlo Bregantini, è stata assolta dalla Corte dei Conti. E’ falso che abbia provocato un danno erariale di 1.375.000 euro. Questa notizia è stata data un paio di settimane fa in una conferenza stampa a Locri ma non ha suscitato grande interesse. Anzi nessuno. Poco spazio sui giornali locali, niente su quelli nazionali, qualcosa in più su qualche sito di qualche volenteroso. Diffusamente se n’è occupato solo lo scrittore Gioacchino Criaco, autore anni fa di un best seller tra cronaca e realtà, nato nella locride, grande conoscitore di come vanno le cose in quelle zone. Per il resto silenzio. Nessuna reazione di partiti, sindacati, Chiesa, associazioni antimafia, associazioni senza anti. Insomma, zero.

Eppure quella cooperativa e quell’iniziativa di quel Vescovo, mai troppo rimpianto, ha fatto cose che meritavano qualche riflessione in più. Ma così va la Calabria…Così va l’informazione oggi in Italia. Quella cooperativa conta 30 aziende che coltivano lamponi e 5 che si occupano dell’allevamento del maiale nero, e ha centinaia di operai alcuni dei quali ex detenuti. Il tutto in terra di mafia. In un comunicato, dopo l’assoluzione, la cooperativa scrive: “C'è da dire che certa antimafia è diventata più che battaglia di giustizia e di democrazia, una mangiatoia per costruire affari, carriere ed effimere aziende tuttofare. Spesso, certe forze che istituzionalmente sono chiamate a fare antimafia, anziché riparar ferite e guarire lacerazioni del tessuto sociale ed economico, con questo pretesto continuano nell'opera di asservimento del Sud. Nel nostro caso ha vinto la giustizia”.

C’è amarezza in queste parole, quella che non ha mai ufficializzato e mai lo farà Monsignor Bregantini, oggi a Campobasso e per anni a capo della Diocesi di Locri-Gerace e prima ancora prete operaio a Crotone. Veniva dal Trentino, viaggiava senza telefonini, spesso lo si incontrava a piedi sulla statale ionica 106. Un prete, un uomo del quale la Calabria fa finta di non ricordare ma che lui forse rimpiange. Sicuramente quella locride, quella gente,  quelle montagne  che dal mare salgono verso l’ Aspromonte, dove lui aveva scommesso con le sue cooperative, che poi hanno tentato di infangare, di mandare anche quelle al macero.

‘’… Qualcuno – scrive Criaco -  avrebbe gioito se la sua creatura, la cooperativa del Bonamico, fosse stata condannata come un qualsiasi truffatore. Qualcuno che aveva gioito quando un’intercettazione, in cui si parlava di un intervento del vescovo per far cessare le stragi a San Luca, aveva fatto il giro dei media per poi svanire nel nulla, anch’essa come l’accusa di danno erariale…’’. Oggi, in periodo di Pasqua, vogliamo dedicare questo spazio a questo sacerdote, a questo grande uomo. Ci manchi mons. Bregantini.

‘’…Ci manca – uso ancora le parole di Gioacchino Criaco - il prete operaio, ci manca il missionario utopista che ci aveva fatto scoprire che avevamo i lamponi più buoni del mondo e che anche i cattivi potevano coltivarli. Manca alla nostra terra e manca anche ai senza Dio. Anche a Bregantini manca la Locride, così continuerà a infilarla ogni tre parole, in qualunque discorso farà e in qualsiasi posto.Grazie monsignore, quaggiù qualcuno la ama, esclusa la Calabria ingrata quella che l’ha fatta partire, ma non è riuscita a spegnere un amore che arde ancora anche se da lontano, quella Calabria che dovrebbe interrogarsi e smetterla con l’arroganza di sentirsi solo essa buona’’.

Bregantini  antico e moderno, uno che sa stare nel mondo attuale ma che porta dentro una carica spirituale millenaria, ancora perfettamente intatta. In un certo senso il monsignore è un diavolo, perché la sua ‘’…dialettica – conclude lo scrittore - ha un che di diabolico, ti ammalia, ti strega, gioisci ad ascoltarlo anche se sei uno che la Chiesa non la frequenta neanche di striscio. Se, anche per caso, ti trovi ad ascoltare un suo sermone a lui non puoi non riconoscere la passione, l’umiltà, la buona fede e, soprattutto, la fede. Si può avere qualunque idea sulla religione, ma una sola sul suo animo. E’ un missionario dell’utopia, crede in Dio ma anche nell’uomo. E poi, quando parla di qualunque cosa parli trova il modo di infilare nel suo discorso il Sud. Ogni volta, mette dentro la Calabria, sempre a proposito, ogni tre parole’’. Quello di Bregantini fu un sogno spezzato, un altro del quale la Calabria si pentirà.

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