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Se il meridionalismo lamentoso e la mitizzazione di un passato glorioso servono soltanto a costruire nuove distanze, a irrigidire le incomprensioni e ad alimentare sentimenti di separatismo identitario (proprio come l’operazione leghista di stigmatizzazione del Sud e di invenzione di una inesistente identità padana), occorre al contrario impegnarsi a eliminare i luoghi comuni per riprendere a pensare insieme.
“Il Sud – dice il prof. Nicola Fiorita dell’Università della Calabria, uno dei più fini intellettuali dei nostri giorni - si è sforzato in questi anni di dare ragione alle descrizioni più razziste e malevole, trasformando in realtà quelli che fino a poco tempo fa potevamo agevolmente bollare come pregiudizi ignoranti e strumentali”. Napoli stracolma di spazzatura, le pensioni di invalidità acquisite illegittimamente, lo strapotere mafioso inverano quegli stereotipi (sudici, oziosi, briganti) che erano stati ingiustamente appiccicati addosso ai meridionali. Il nostro Sud non è più né antico né moderno ma lontano da sé, irriconoscibile. In questi anni il nostro Sud e il nostro Nord sono stati privati della loro normalità, della loro vocazione all’apertura e alla complessità. Rifuggendo dal meridionalismo impastato di separatezze e di lamentele, si può dunque pensare che questa terra non sia l’Inferno né il Paradiso e la retorica neoborbonica rappresenta una bufala gigantesca da contrastare con decisione.