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La Commissione Italiana per l’UNESCO ha dunque deciso ufficialmente di presentare la Sila come candidata per il nostro paese alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO per il 2019. Inizia così la seconda e ultima fase della candidatura, che dalla Tentative List nazionale ha condotto ora all’inizio del processo di valutazione vero e proprio da parte del World Heritage Center. Unitamente alle “Alpi del Mediterraneo” (in realtà una candidatura transnazionale, insieme a Francia e Principato di Monaco), gli “Ecosistemi forestali della Sila” rappresenteranno quindi in questa fase finale quanto di meglio il nostro paese abbia da tutelare. La Sila in particolare è stata una scelta quasi obbligata, vista la sua importanza fondamentale, nelle parole della Commissione stessa, per via del suo essere «sede di straordinari processi ecologici che interessano gli ecosistemi delle foreste». Ricordiamo che lo scopo cardine dell’UNESCO è «l’identificazione, la protezione, la tutela e la trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale e naturale di tutto il mondo». In questo senso i Patrimoni che entrano a far parte di questo ‘club’ esclusivo rappresentano appunto l’eredità del passato di cui noi oggi beneficiamo e che occorre trasmettere alle generazioni future. Luoghi allo stesso tempo unici e tanto diversi come Venezia e l’Etna, il centro storico di Roma e, auspicabilmente molto presto, appunto la Sila. Il Commissario Straordinario dell’Ente Parco, la professoressa Sonia Ferrari, ha espresso subito la sua soddisfazione nel ricevere la notizia: «È stato riconosciuto il duro lavoro di questi anni. L’obiettivo era difficile da raggiungere, e certamente ancora abbiamo strada da fare prima di centrarlo, ma ci abbiamo messo l’anima tutti quanti, sia al Parco che in generale nel nostro territorio. Ora non resta che attendere la decisione del WHC. Certamente il riconoscimento potrebbe cambiare davvero le carte in tavola per le nostre zone, moltiplicando esponenzialmente la spinta dei flussi turistici ecosostenibili e sottolineando ulteriormente l’importanza del lavoro dell’Ente Parco nella gestione dell’area protetta».