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di Battista Notarianni
A leggerne il curriculum, la nomina di Massimo Colosimo a presidente della Sacal sembrerebbe azzeccata. I sospetti invece arrivano dai positivi commenti (che abbiamo pubblicato integralmente) provenienti solo da una parte politica e tutta di riferimento a Catanzaro. Una specie di “cappello sulla sedia” per dimostrare come e dove sia maturata questa scelta. A votare contro la nomina di Colosimo, il Comune di Lamezia (se non erro il socio di maggioranza della Sacal), che ha ben motivato il suo no. Lo stesso Comune ha rifiutato a un suo esponente il ruolo di direttore generale perché giustamente appariva come una compensazione e perché sarebbe risultata opaca. E proponendo un iter (presentazione di curricula e di conseguenti scelte).
Questo dunque lo stato delle cose. Che porta a una serie di riflessioni. La prima, in assoluto, è l’invadente presenza della politica (di una certa parte), che decide su aziende (in questo caso aeroportuali) su cui non dovrebbe mettere bocca e invece vi ha messo le famose fameliche mani sopra. I risultati si vedono nei bilanci della precedente governance della Sacal: pesante passivo pur a fronte di un incremento dei passeggeri, un nonsense spiegabile solo con l’incapacità dei politici (di una certa parte) di gestire aziende commerciali, perché le spolpano e perché le scelte hanno come unico obiettivo il ritorno politico non quello dei bilanci e dello sviluppo.
Ancora. L’aeroporto di Lamezia era stato classificato dall’Enav, l’ente tecnico preposto, tra quelli strategici, il che voleva dire una serie di finanziamenti statali per potenziare lo scalo lametino. Successivamente (neanche un mese fa) è stato il governo a ridefinire la sua lista, declassando lo scalo di Lamezia allo stesso livello di quello di Reggio Calabria, mentre Crotone è un gradino sotto. I tre scali, a questo punto, potranno potenziarsi solo grazie a finanziamenti in maggioranza provenienti dagli enti locali. Nel passo indietro del governo rispetto all’Enav, qualcuno potrebbe vederci la solita manina politica (sempre di una certa parte) perché, Andreotti insegna, a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca. A maggior ragione guardando all’idiosincrasia di Scopelliti verso lo scalo di Lamezia che faceva ombra a quello della “sua” Reggio. Non a caso i finanziamenti regionali promessi sono arrivati col contagocce e senza raggiungere l’intera somma promessa. Di più: come giudicare la decisione della Blu Express di lasciare lo scalo lametino a favore di quello di Reggio? La decisione della Blu Express viene neanche un anno dopo quella di Easy Jet, altra compagnia lowcost. Risultato: per i voli Roma-Lamezia l’unico vettore attualmente disponibile è Alitalia, con i suoi prezzi almeno il doppio di quelli della Blu Express, che, volando a Reggio (e poi a Crotone) usufruirà degli incentivi degli enti locali (comune e provincia di Reggio, comune e provincia di Crotone). E’ la quadratura del cerchio. In questo contesto Catanzaro si difende imperando sulla Sacal, mentre Lamezia soccombe.
In un’intervista di qualche anno fa rilasciata da Speranza a “il Lametino”, il sindaco dichiarava sotto registrazione: “Il Comune di Lamezia governa il suo territorio ma in tutte le società partecipate è in difficoltà perché la Regione porta avanti invece non gli interessi di Lamezia ma gli interessi degli imprenditori di Catanzaro. Lamezia non governa sulla Sacal, su Lamezia Europa, sul Consorzio industriale; il Comune viene un po’ limitato e gli vengono tarpate le ali dalle altre istituzioni e dagli interessi imprenditoriali esterni a Lamezia. Sulla Sacal, sull’area industriale, sulla polpa che è al centro della Calabria c’è l’ambiente politico importante. Gli ambienti politici che contano in Calabria, sia di centrodestra che di centrosinistra, sono stati in questi anni e sono spesso non al servizio di un disegno collettivo, sono in alleanza o condizionati dagli interessi economici importanti che sono di alcuni imprenditori di Catanzaro, ma potrebbero essere pure di Cosenza (...) Non c’è un disegno, una conventio ad excludendum di Lamezia perché siamo nati brutti, piccoli e sfortunati, c’è un’altra cosa, c’è la logica di una politica che anziché servire gli interessi generali serve gli interessi più forti”.
Da quella intervista nulla è cambiato, sono passati più di due anni e la situazione si è incancrenita, è peggiorata. Il cittadino comune e le associazioni e i giornali possono denunciare questa anomalia (eufemismo), un sindaco invece deve intervenire per il suo ruolo istituzionale, per dovere e per rispetto verso la cittadinanza che governa. Ma denunciare senza risultati è come abbaiare alla luna, non basta. Come non basta “aver ragione, bisogna avere la possibilità di dimostrarlo”. E’ una frase di Antonio Gramsci, certi insegnamenti dovrebbero far parte del DNA della sinistra.