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La scelta de “il Lametino” di aprire ai commenti online dei lettori gli articoli pubblicati sul sito è una scelta di democrazia e libertà, oltre che moderna. E si basa sulla novità che il web ha apportato, sarebbe forse meglio dire costretto, all’informazione. Quella tradizionale, per semplificare, ha una scala gerarchica rigida – editore, direttore, redazione – in cui il lettore è il terminale del prodotto, l’acquirente. Perciò la scelta della notizia e la sua collocazione e la sua impostazione si basano sulla “intuizione” di cosa voglia il lettore. Più questa intuizione è esatta più si vende. E il circolo si chiude. Nel web non funziona più così, non può funzionare così. Il lettore non può essere un usufruitore tout court, vuole partecipare, e la notizia pubblicata diventa solo una parte dell’informazione, che si compone di notizia e commento, creando così un rapporto media-lettore non più rigido e a senso unico ma dialettico. Ovviamente tutto ciò serve per offrire un prodotto informativo sempre più completo e anche più adatto e sempre ovviamente questo non significa che la redazione censuri o sminuisca una notizia solo perché il tipo di notizia ha pochi commenti. Detto questo, vorrei ora fare una riflessione proprio sui commenti. Ci sta, l’abbiamo messo nel conto, che tra i commenti ne spunti qualcuno fuori dai canoni, per usare un eufemismo. Detto invece in modo chiaro, alcuni commenti sono veramente allucinanti, disgustosi, razzisti. Faccio un esempio: a commento di una notizia, qualcuno e più di qualcuno, ha scritto di “napalm da usare nel campo per distruggerli tutti”, “ compresi i bambini” ha aggiunto un altro. Allora mi chiedo e chiedo: questi sono commenti, sono riflessioni per dare interpretazioni diverse alla notizia? Che utilità hanno, che apporto danno alla soluzione di un problema, che a Lamezia conoscono tutti? No, sono schifezze. Qui – in questo recente esempio e in altri più datati – il lettore approfitta della libertà di accesso per infangare, oltraggiare, per cercare di abbassare tutti al suo infimo livello. In questi siamo intervenuti, cancellando quelle volgarità. L’abbiamo fatto con serenità. Sicuri come siamo di non aver compiuto un atto di censura ma di rispetto verso l’intelligenza e il buonsenso.