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Non sono un fautore di quelli che inesattamente sono chiamati “governi delle larghe intese”, perché essi nascono dall’illusione di poter governare conciliando posizioni ideologiche inconciliabili, e neppure di quelli pur essi inesattamente indicati come “governi di emergenza” che sono solo frutto della confusione elettorale. Perciò non auspico assolutamente nessuna di queste formule per la gestione amministrativa della nostra Città. Ma ancora una volta, come ho detto e scritto in più occasioni, sostengo con convinzione che Lamezia potrà superare i momenti difficili solo con la concordia. Ciò non significa fare ammucchiate indistinte, che servirebbero solo ad aggravare la situazione, ma, con senso di responsabilità e rispettando ciascuno il proprio ruolo, prodigarsi per identificare i problemi e le strade da percorrere per la relativa soluzione. Pur ideologicamente molto distante da Gianni Speranza (per il quale nutro, comunque, affetto e stima che nascono da lontano), sono convinto che la sua decisione di ritirare le dimissioni sia frutto del senso di responsabilità che deve guidare ogni amministratore pubblico, ancor più quando abbia, sia pure in buona fede, in qualche modo contribuito a determinare una rotta sbagliata. E’ suo preciso dovere (come pure dei componenti della sua Giunta) di perseguire in prima persona ogni strada che porti la Città fuori dalla tempesta, non chiudendosi nel fortino, ma accettando di percorrere le strade che, responsabilmente gli venissero indicate dalla minoranza. E un dovere altrettanto cogente grava sull’opposizione che, anch’essa con senso di responsabilità, non deve limitarsi a contrastare comunque l’azione della Giunta, ma deve esaminare con oggettività le proposte della maggioranza ed a sua volta proporre soluzioni serie e concrete. La sintesi dovrà realizzarsi nel Consiglio Comunale sui cui componenti grava la responsabilità definitiva. Siamo in presenza di una difficile tappa dolomitica e sia di esempio l’immagine incancellabile di Bartali e Coppi che si scambiavano la borraccia. Avversari sì, ma, soprattutto, uomini leali, responsabili e solidali.