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Negli ultimi giorni ho avuto modo di seguire la querelle tra l’assessore regionale Tallini e l’avv. Panedigrano relativa alla ipotesi di costruzione di un asse metropolitano “equilibrato” (???) tra la nostra Città e Catanzaro. Non desidero assolutamente entrare in polemica con chicchessia, ma solo esprimere alcune riflessioni che nascono anzitutto da una diretta conoscenza storica dei tormentati rapporti tra Nicastro prima e poi Lamezia con Catanzaro e dalla consapevolezza della inesistenza tra le stesse di qualsivoglia omogeneità. Che tali rapporti siano stati sempre squilibrati a favore di Catanzaro è cosa nota. Non dobbiamo dimenticare che sin dagli anni cinquanta la classe politica catanzarese (di ogni colore e tendenza e certamente più forte ed organizzata ad ogni livello) ha concepito le relazioni con Nicastro (e nei decenni successivi con Lamezia) come quelli che possono esistere tra una nazione coloniale e le sue colonie, e cioè predisposti per lo sfruttamento delle risorse delle colonie a favore del benessere e dell’arricchimento dei colonizzatori.
Perché, parliamoci chiaramente, Catanzaro, presa a se stante, è una città priva di prospettive e di risorse locali che, per vivere deve necessariamente ricorrere alle risorse di altre città che le hanno avute dalla natura. Al di là di quelli che l’amico Nicolino Panedigrano (amico da me stimato anche se, sotto il profilo ideologico, tra lui e me la distanza è notevole) definisce scippi, come si spiega che in passato la classe politica catanzarese (ripeto, di ogni colore politico) ha imposto addirittura, in più occasioni, i candidati locali in ogni genere di elezioni; ha lottato con ogni mezzo, estromettendoli dalle loro responsabilità politiche ed amministrative (ma mai riducendoli al silenzio), contro coloro che si battevano a viso aperto per la tutela degli interessi e dell’autonomia di Nicastro prima e di Lamezia poi; ha creato, con la concessione di cariche di ogni genere e di candidature, personaggi di nessun valore, divenuti quinte colonne e resi servili con l’attribuzione di onori e cariche che mai avrebbero potuto raggiungere per personali doti? E’ questa un’analisi amara che rispecchia una innegabile realtà.
Insisto ancora una volta sulla necessità di concordia tra i lametini che possono realizzare le legittime aspettative della Città e del suo circondario, senza bisogno di interventi estranei, ma semplicemente creando una efficace filiera di propri rappresentanti capaci, leali e coraggiosi (nelle amministrazioni locali, regionali, nazionali e continentali) che agiscano con l’unico obiettivo di affrontare e risolvere i problemi di Lamezia e del Lametino. Lamezia ha una sua area metropolitana naturale che è costituita da tutti i comuni che si affacciano sulla piana. Comuni tutti dotati di omogeneità (localizzazione, cultura e tradizioni) con Lamezia e di peculiarità naturali (tra loro integrabili) che, se utilizzate in maniera intelligentemente coordinata, renderanno possibile la crescita materiale e morale delle rispettive popolazioni con la concreta realizzazione di un unitario progetto, ambizioso certamente, ma del tutto legittimo.