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Quando ci svegliamo il lunedì mattina, a volte siamo incaz..con il mondo. Citofona il postino e ti si alza la pressione a mille. Litighi con il marito, amica, sorella datore di lavoro e ti salta addosso il fratello dell'incaz tura del lunedì mattina. Inizia a circolare nell'organismo un malessere che sembra provenire dagli inferi. Non sembra...rewind...proviene. Che fai? Vai in palestra, mangi senza fame, ti anneghi nelle scemenze televisive o cerchi di risalire alle motivazioni di questo lento allontanamento dalla miscela esplosiva di nome, felicità. Non sempre si possono inoltrare le motivazioni agli agenti esterni. Uno dei segreti che potrebbero risolvere il malessere continuativo che ci assale quasi sempre è la mancanza di passione nel turbinio delle giornate.
Per Aristotele la felicità dipende da noi stessi. Ma accade che gli eventi ci possono influenzare e non si riesce a trovare una via di uscita. Di fuga. Un'evasione da questa specie di annegamento mentale. In effetti siamo noi gli artefici di questo stato di infelicità o di felicità. Gran parte del non stare bene nella pelle che indossiamo è dato dal comportamento e dal modo di pensare. Insomma siamo un crogiuolo di nascosta felicità farcito al mal di vivere e alle sofferenze. Dalle giornate da pollice giù si dovrebbe rinascere come una fenice dalle ceneri e virare verso le certezze. In quanto la famosa lagna/lamentela da sedia di paglia davanti al portone in alcuni casi è una giustificazione. Malsana è inutile aggiungerei, per non volere e dovere agire.
Ecco una sequela di risposte banali e false per toglierci dalle scatole del nostro interlocutore: "Non ci pensare! Vai avanti! O il superusato " Tranquillo". Termine inutile e raccapricciante, usurato dall'essere suggerito o usato come le spezie, il sale e l'olio. Un po' ovunque. Ma dopo aver creduto alla risposta banale del tuo interlocutore il giorno successivo ritorna tutto come prima con l'esistenza non felice. E dopo tante sedute sulla sedia di paglia sarebbe il momento di agire e fare girare la ruota come ripeteva un conduttore in un programma televisivo con tanto di "Allegria". Gli esperti suggeriscono che bisogna buttare su carta gli elementi positivi e negativi per poter risalire la china da pollice giù. Se si capisce il motivo si è fatto un passo avanti perché è nella lamentela che si annida il non voler pensare. E una delle chiavi per smuovere questo batuffolo nero di catrame sul nostro stomaco è dialogare con noi stessi per cercare un equilibrio e puntare sempre al nostro obbiettivo. La ricerca della felicità. Seguire i nostri desideri, credere nelle potenzialità, gestire la quotidianità sempre con passione. Aggiungo, anche con tanta fede in Dio. Il motore è la passione per poter rimanere sempre persone felici.