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È giusto mettere negozi o bancarelle davanti le chiese. È giusto vendere davanti una chiesa cibo, dolci o altro. Abbiamo sempre storto il naso quando davanti le chiese dei santi nei pellegrinaggi abbiamo (fatto i calcoli chi più chi meno) ai guadagni di albergatori ristoratori e commercianti che grazie alla vita del santo e ai miracoli riconosciuti, erano riusciti a avviare un’attività. Ora bisogna chiedersi perché durante la purificazione del tempio o cacciata dei mercanti dal tempio o cacciata dei venditori dal tempio riportata dai vangeli canonici Mc 11,7-19 Mt 21, 8-19, Lc 19, 45.48, Gv 2, 12,25 avvenne questa parabola di Gesù.
Davanti il tempio di Gerusalemme vi erano dei mercanti di animali e cambiavalute seduti al banco e Gesù li cacciò tutti e ne rovesciò i tavoli. La cacciata dei mercanti dal tempio era stata fatta la prima volta da Neemia. E Gesù in questo modo propose il ritorno all’antica purezza religiosa. Qual è il significato della parabola? È collegata la desertificazione delle chiese a queste situazioni?
È indispensabile comprare anche quando si dovrebbe vivere in silenzio almeno questi momenti di riflessione e di spiritualità. O bisogna sempre comprare per sentirsi parte integrante di una società che vuole solo che tu abbia e possegga sempre e di più.