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Le lezioni della Scuola Francesco Fiorentino ritornano in recenti pubblicazioni
Scritto da Lametino 5 Pubblicato in Pino Gullà© RIPRODUZIONE RISERVATA
Digital-Humanitas. Un elegante ossimoro? è stato il tema svolto dal sottoscritto il 31 maggio scorso all’Uniter di Lamezia Terme. Durante la relazione avevo letto alcuni passi significativi de La cittadinanza digitale di Gianluigi Cogo antesignano e maestro della cultura digitale fin dagli anni ’90. Nel suo libro mette in luce suggestioni letterarie e collegamenti veri e propri con le discipline umanistiche. In buona sostanza considera l’innovazione tecnologica e il web eredi diretti di modelli del Trecento letterario. Insomma, il presente digitale lo si ritrova in Petrarca, Boccaccio, naturalmente senza lo strumento informatico. Di fatto si realizza un Nuovo Umanesimo attraverso il legame tra discipline umanistiche e cultura digitale. Per chi vuole saperne di più, vada su uniterlamezia.it e potrà leggere la relazione completa. In quella occasione avevo volontariamente eliminato la parte teorica-filosofica per non allungare e appesantire di molto la relazione. Mi sono ripromesso di proporla in successive conversazioni con tempi ragionevoli. Avendola ritrovata nelle pagine di pubblicazioni recenti, vorrei adesso anticiparla brevemente in quanto richiama i seminari di qualche anno fa tenuti nella Scuola di Alta Formazione Francesco Fiorentino di Lamezia Terme. Cogo muove la sua riflessione nell’ambito del Costruttivismo secondo cui le caratteristiche della conoscenza non sono nel mondo oggettivamente staccati, ma prodotti (costruiti) della mente, del cervello, della società, del linguaggio. L’approccio costruttivista nella filosofia della scienza, in psicologia, nelle scienze sociali, nell’etica e in matematica è soggettivo: “E’ un processo essenzialmente interiore e soggettivo, che nasce dall’esperienza di ognuno di noi (…) La conoscenza non è più, dunque, una rappresentazione del mondo esterno ricavata dal mondo reale, ma la conseguenza diretta dell’esperienza soggettiva. E’ l’esperienza individuale che favorisce la creazione della conoscenza, partecipando in maniera attiva alla sua costruzione”. La cibernetica e le tecnologie digitali rendono facilmente realizzabile il costruttivismo attraverso l’esplorazione, la collaborazione, la conversazione e tanto altro.
Il presidente dell’Associazione per lo sviluppo dell’innovazione e delle nuove tecnologie (Assint), appunto Gianluigi Cogo, parla di autopoiesi, un sistema che si ridefinisce e si auto-produce continuamente; non solo: cita due scienziati della complessità, Humberto Maturana e Francisco Varela, ampiamente trattati nei vari seminari della Scuola Francesco Fiorentino. Durante le lezioni settembrine il professore Giuseppe Gembillo, già Ordinario di Storia della Filosofia presso l’Università degli Studi di Messina e coordinatore delle attività della Scuola, ha più volte illustrato l’autopoiesi come un processo di autoformazione [che] si concretizza in un sistema vivente. Da qui l’assunzione di responsabilità sia etica che politica per tenere distante la tentazione della certezza così come sostengono Maturana e Varela ne L’albero della conoscenza. I due studiosi cileni dimostrano che il fenomeno della conoscenza coinvolge colui che conosce in modo personale. Ed ecco il Costruttivismo, di cui parla anche Cogo, affermato da Maturana in Autocoscienza e realtà, per come viene riportato da Gembillo nel virgolettato che segue: “Le spiegazioni scientifiche spiegano la prassi in cui vive l’osservatore, e lo fanno attraverso le coerenze operative che l’osservatore costruisce nella sua prassi (…) Pretendiamo che il mondo abbia un divenire indipendente da noi, per giustificare la nostra mancanza di responsabilità nelle azioni, e confondiamo l’immagine che cerchiamo di proiettare, il ruolo che rappresentiamo, con l’essere che realmente costruiamo durante la nostra vita quotidiana” (Giuseppe Gembillo, Il liberalismo e la scienza: dall’incompatibilità all’interazione, Armando Siciliano Editore).
Di conseguenza esiste un’identità tra azione e conoscenza e per tale motivo non si può fare a meno dell’etica che viene evidenziata dai due studiosi: “Ogni atto umano si realizza nel linguaggio, ci porta a contatto del mondo che creiamo con gli altri nell’atto della convivenza che dà origine all’essere umano; per questo ogni atto umano ha senso etico”. Anche il professore Giuseppe Giordano, docente di Storia della Filosofia all’Università degli Studi di Messina, più volte relatore ai seminari della Scuola Francesco Fiorentino, sottolinea il contributo di Maturana e Varela in Economia, etica, complessità. Mutamenti della ragione economica (Casa Editrice Le Lettere-Firenze): “Ho citato per ultimi Maturana e Varela perché essi esplicitano in maniera diretta una delle grandi differenze del nuovo paradigma rispetto a quello della scienza classica: quella che si potrebbe definire una nuova consapevolezza etica”. Della pubblicazione del docente messinese mi colpiscono le ultime pagine rilette: “Non si può più pensare a una economia che non sia in stretto collegamento con la conoscenza scientifica e l’etica in una comune prospettiva ecologica. Vi è bisogno di un nuovo umanesimo planetario che armonizzi etica, economia, saperi, nella cornice ecologica …”. Nella nota 104, a pagina 98 del libro, pubblicato nel 2008, come se avesse un triste presentimento: “…stiamo abusando della Terra in misura tale da indurla a ribellarsi e ritornare alle elevate temperature in cui si trovava cinquantacinque milioni di anni fa; se ciò dovesse accadere la maggior parte di noi e dei nostri discendenti andrà incontro alla propria fine (James Lovelock, La rivolta di Gaia, Rizzoli 2006). Le parole dello scienziato britannico risultano drammaticamente attuali, considerato il fallimento della Conferenza mondiale dell’ONU sui cambiamenti climatici a Madrid. Per evitare un futuro apocalittico ci sarà bisogno di un’economia in stretto contatto con l’etica, un’economia a misura d’uomo capace di affrontare la realtà complessa del Terzo Millennio … e ci sarebbe ancora bisogno di altri seminari della Scuola Francesco Fiorentino.