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La maggioranza dei Paesi dell’ONU ha adottato il Global Compact per la migrazione
Scritto da Lametino16 Pubblicato in Pino Gullà© RIPRODUZIONE RISERVATA
A Marrakesh la stragrande maggioranza dei Paesi delle Nazioni Unite si è trovata d’accordo con le linee guida del Global Compact per la migrazione. Soltanto 30 Stati, tra cui l’Italia, non hanno condiviso quanto precedentemente firmato nella Dichiarazione di New York del 2016; allora tutti i membri (193) dell’ONU l’avevano approvata. Purtroppo nell’incontro maghrebino il nostro Paese è stato l’unico assente tra quelli europei che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Bisogna precisare che l’Italia, insieme a Belgio, Bulgaria, Estonia, Slovenia, Svizzera e Israele, non si è dichiarata contraria, ma risulta formalmente impegnata “in ulteriori decisioni interne”; come riferito in precedenza, il Governo ha deciso di rimettersi alle decisioni del Parlamento che in proposito si dovrebbe riunire prossimamente. A luglio scorso si era ottenuta la condivisione degli impegni sulla migrazione non vincolante tra tutti i rappresentanti delle Nazioni Unite e il 10 dicembre è stato approvato il Global Compact con la defezione dei Paesi che nel frattempo si erano defilati. In sintesi un patto per una migrazione “sicura, ordinata, regolare”. La rappresentante dell’ONU Louise Arbour ha ribadito che il documento “non dà nessuna imposizione agli Stati”.
Nonostante i limiti anzidetti, di questi tempi è un risultato positivo. La comunità mondiale nella sua maggioranza, quindi, si è resa conto che un Paese o pochi Paesi non possono reggere i flussi migratori moltiplicatisi oltre misura negli ultimi anni, specialmente dal 2015 in poi. L’ONU ha acquisito consapevolezza che ci vuole una risposta coordinata rispetto alla complessità del problema. A Marrakesh sono stati messi a fuoco gli aspetti positivi: “ottimizzare i benefici”; e quelli negativi: gli ostacoli economici e sociali nei luoghi di origine e il contrasto al traffico di esseri umani. Per bypassare i megafoni mediatici sulla invasione dei migranti torna utile il rapporto MC Kinsey del 2016 (v. Il Sole 24 Ore): “In Africa l’80% dei migranti non lascia il Continente. I migranti africani rappresentano il 14% della migrazione mondiale e solo una minoranza di questi emigra in modo irregolare”. E sugli irregolari non c’è nulla da aggiungere “alle legislazioni internazionali vigenti”. Insomma è opportuno privilegiare e/o favorire la migrazione regolare. Le percentuali evidenziano quanto sia importante la problematica e alla portata di concrete soluzioni se l’osservatorio diventa planetario e non posizionato solamente verso l’Africa.
Marco Zupi, professore ordinario di Studi sullo Sviluppo e direttore scientifico del Centro Studi di Politica Internazionale, ha affrontato la migrazione mondiale degli ultimi anni ne “Le molteplici realtà dei flussi migratori”; in questo saggio del 2016 è stata messa in evidenza la continua evoluzione della ricerca universitaria in materia di migrazioni. Ormai una vera e propria task force di diverse discipline (antropologia, demografia, diritto, economia, geografia, sociologia…) si occupa costantemente del fenomeno. Per il docente il problema è complesso, di conseguenza è prioritario prendere in considerazione i diversi aspetti per una comprensione globale più allargata; così facendo i dati statistici, i punti di vista, la normativa, la narrazione dei media, le direttive dei governi danno come risultato globale un’altra visione della questione. Al contrario, certa politica vede la migrazione sulla base di interessi nazionali o addirittura, all’interno dei singoli Stati, alcuni privilegiano convenienze elettoralistiche e scarso senso di condivisione. Punti di vista molto ristretti.
I dati statistici del 2016 rivelano flussi non solo di migranti africani; l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni ha confermato percentuali non indifferenti di nuovi arrivi di siriani (48,3%), di afghani (20,6%), iracheni (8,9%), pachistani (2,5%), iraniani (2,2%). Sull’accoglienza: Giordania, Libano e Turchia hanno accolto milioni di rifugiati. Marco Zupi ci svela l’esistenza di “una rotta (…) meno rilevante che è quella sulla costa atlantica, sullo Stretto di Gibilterra e che si stima abbia registrato tre mila transiti nel 2015. All’estremo opposto della regione africana due rotte minori conducono una parte di migranti subsahariani verso la Turchia, attraverso Egitto, Giordania, Libano Siria”. Non si imbarcano solo sulle coste libiche.
Riguardo alle migrazioni, alcuni media e certa politica dei Paesi di prima accoglienza come l’Italia nei loro servizi fanno prevalere il sensazionalismo: dichiarazioni allarmistiche, polemiche, interventi fatti di slogan e stereotipi che generano paure nella popolazione con la conseguenza di fomentare contrapposizioni tra penultimi autoctoni poveri e ultimi, ovverossia i nuovi arrivati extracomunitari. Per loro l’approfondimento rispetto ad una problematica tanto complessa sembra non esistere più. A questo si è assistito finora, non già al riconoscimento dei diritti per tutti: “penultimi autoctoni” delle periferie e degli ultimi, i migranti internazionali.
In conclusione, da soli non si va da nessuna parte. Si lascia il mondo delle migrazioni nel disordine, nella sofferenza, nella tragedia. In Italia il decreto sicurezza potrebbe generare ulteriori difficoltà per l’accoglienza e l’integrazione. Ecco perché L’incontro intergovernativo di Marrakesh rappresenta una nuova ripartenza per il rispetto dei diritti umani. Nei prossimi appuntamenti si spera in una partecipazione dell’Italia con il consenso del Parlamento.