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E’ in libreria per Rubbettino “Il libro invisibile di Pietro Citati – Racconto di un’analisi” di Chiara Fera ed è la prima opera sul noto critico letterario. Se è pur vero che Pietro Citati che da oltre cinquant’anni scrive sulle pagine culturali del Corriere della Sera e de la Repubblica un libro su Fëdor Dostoevskij non l’ha mai scritto è anche vero che quella monografia esiste. A Chiara Fera che per scrivere “Il libro invisibile di Pietro Citati”, prima monografia sul critico letterario, è andata più volte a incontrarlo nella sua casa romana al quartiere Parioli, Citati ha detto: «Non ho mai osato scriverlo, è troppo difficile». Invece, quel libro su Dostoevskij c’è. Sebbene “invisibile”, quel libro è stato scritto. Chiara Fera l’ha scovato fra i numerosi articoli dedicati a Dostoevskij da Citati nell’arco di una lunga carriera che mai l’ha visto rinunciare alla sua libera voracità eclettica a dispetto d’ogni settarismo accademico. In quegli articoli s’è acquattata l’inedita monografia e il tormentato parallelo tra Dostoevskij e i personaggi dei suoi romanzi, che l’autrice propone ai lettori con una scrittura agevole e avvincente. Ma c’è molto altro nel saggio portato a compimento dopo diversi colloqui con il critico letterario e un certosino lavoro di scavo negli archivi dei due grandi quotidiani.
Anzitutto, una minuziosa disamina di tutta la produzione giornalistica di Pietro Citati, a partire dalla quale l’autrice ricostruisce un’interessantissima storia della letteratura in cui compaiono gli amici intellettuali (fra tutti spicca il forte legame umano e professionale con Carlo Emilio Gadda) in un fervido Novecento italiano – per mezzo dei quali esprime le sue intriganti teorie sul testo letterario, sul lettore e sulla figura stessa del critico – insieme ai maestri della narrazione mondiale e agli stravolgimenti lirici che infervorano la modernità, senza eludere le penne mediocri che rabbuiano la letteratura dei nostri giorni. Ne viene fuori un ritratto intellettuale ibrido e sorprendente: un giornalista che attrae i lettori più disparati, privi di particolari competenze tecniche, verso la terra ermetica della letteratura grazie a uno stile mai astruso e sempre coinvolgente; un critico letterario dalla mente eclettica e sconfinata, che sfiora e affonda in ogni angolo della letteratura del mondo. Giornalista, critico e, straordinariamente, scrittore dal vigoroso piglio narrativo: trasformazione necessaria, spiega Citati all’autrice del saggio, per poter essere un critico letterario degno di questo nome(«Quello che io faccio è il racconto di un’analisi. Credo che la critica si faccia sempre così: non a caso, i critici che amo maggiormente sono Proust e Flaubert, ovvero scrittori che parlano di scrittori»). Chiara Fera è laureata in lettere moderne presso l'Università degli Studi di Milano. Giornalista, collabora con varie testate.