L’Allaro ed i castagni di Lu Sierru: la nostalgia e il popolo del fiume

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

© RIPRODUZIONE RISERVATA

francesco-bevilacqua-foto-blog-nuova_80da1_19973_ea258_59f1c_e96f0_cec4f_df014_db513_eb6b5_f8fb1_2c83a_da5cd_ac61d-1_c49d8_8565a_1a702_73902_90cc3_d8d69_c1afb_508ed_14fbf_1602e_c1835_27877_1f47f_c6130.jpgScelgo la strada più lunga. È sempre così nei ritorni, i “nostoi” della tradizione greca. Per Ulisse occorsero dieci anni di peregrinazioni per rivedere Itaca. E poiché la mia “isola” è l’intera Calabria, a volte mi capita di attendere molto tempo prima di rivedere un luogo. Per quanto esso mi sia caro. E nel tornare, la fatica del cammino assume un significato simbolico, quello dell’”algos”, lo struggimento che accompagna sempre il desiderio del luogo amato e perduto. Da questo coesistere di “nostos” e di “algos” nasce il termine “nostalgia”, coniato nel Seicento dal medico svizzero Johannes Hofer a proposito del sentimento dei suoi connazionali quando erano lontani della loro vallate alpine. È la nostalgia che mi fa rispondere all’invito di Domenico di far visita ai castagni giganti di Lu Sierru, un angolo sperduto fra i monti delle Serre che vidi tanti anni fa. E il rito che Domenico apparecchia per l’occasione ha le caratteristiche giuste: un lungo anello di venti chilometri e ottocento metri di dislivello; un doppio scendi e sali fra gli abitati di Fabrizia e Nardodipace, traversando due volte il fiume. Da Fabrizia ci tuffiamo per stradine e sentieri nella Valle dell’Allaro, il fiume che feconda gran parte del territorio.

È tutto di Fabrizia questo tratto dell’Allaro, anche dal versante opposto, dove, dopo aver guadato il fiume, risaliamo. In questo luogo appartato viveva un tempo il popolo del fiume. Uomini, donne, bambini, adulti, vecchi. Quello era il loro Tutto, scandito dalla voce cristallina dell’acqua, dai colori degli alberi, dai massi rotolati dalla furia del fiume, dai muri di pietre a secco (armaciere) che tenevano strisce di terreno rubate alle ripide pendici (rasule), dalle case di sassi, dagli orti terrazzati, dai campanacci delle mandrie, dal pigolio delle poiane, dall’ululato dei lupi. Mi pare di udire ancora voci di quel popolo oggi ramingo per il mondo. D’improvviso, come uscito da un racconto di Alvaro, appare Damiano, età indecifrabile, ultimo abitatore di queste solitudini. Sorride, arrossisce, si scusa per i suoi pantaloni sbrindellati (che sarebbero la gioia di qualunque teenagers). Vive da solo, con tutto ciò che gli serve. Non ha la macchina, neppure il telefono e neanche la corrente elettrica. Ma si muove, comunica, ha l’energia che gli basta.

Il suo volto è il paesaggio della valle: la pelle la terra; i capelli e la barba gli alberi; il naso, gli zigomi, il mento le montagne; le orecchie i fossi; le rughe i sentieri; gli occhi due stagni profondi. Ci conduce Domenico sino al culmine de Lu Sierru, dove vivono gli ultimi ultracentenari delle Serre, i castagni giganti che mi trafissero il cuore in quell’autunno dei primi anni novanta. Enormi bisonti dal dorso gibboso, piantati in terra e protesi al cielo, a sfidare ogni legge fisica. Sul pianoro erboso che domina la valle, guarda le lontane case di Fabrizia, distese come un geco sull’orizzonte. C’è la casa di pietre di un tempo, ancora accudita da Rosario, che mi guarda stupito, incredulo di rivedermi dopo tanto tempo. Rosario sa. Perché anche nei suoi occhi c’è nostalgia. Non la retorica della nostalgia contro la quale ci mettono ogni giorno in guardia certuni. Non il sentimento paralizzante che rifiuta il presente in attesa di un passato che non può rivivere. L’attiva cura dei luoghi, invece, l’immedesimazione con essi, il desiderio consapevole che tenendoli vivi si tramanda la memoria del popolo del fiume: non solo uomini ma alberi anche, rovine, erbe, sentieri, ruscelli, cieli, nuvole. Da allora, Rosario, ritrova ogni giorno Itaca. Ha insegnato ai figli ad amare l’isola, ad aver rispetto della memoria, a custodire i giganti che troneggiano sul prato spalancato verso l’infinito.

© RIPRODUZIONE RISERVATA