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Il viaggio in Iraq di Papa Francesco nel solco di “Fratelli tutti”
Scritto da Lametino 5 Pubblicato in Pino Gullà© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sulle orme di San Giovanni Paolo II, Papa Francesco ha continuato a perseguire il dialogo interreligioso fin dai primi anni del suo pontificato: nel 2014 in Tanzania, in Palestina, in Turchia. In occasione del viaggio in Albania, sempre nel 2014, citò il discorso di Giovanni Paolo II alla nazione albanese: “… la libertà religiosa è un baluardo contro tutti i totalitarismi e un contributo decisivo all’umana fraternità” (da Libertà religiosa e diritti umani nel pensiero di Papa Francesco, Marco Gallo direttore della cattedra pontificia, Università Cattolica Argentina). Importante la libertà religiosa per favorire il dialogo sociale: “Un sano pluralismo che davvero rispetti gli altri” (Evangelii Gaudium). Ultimamente l’incontro è stato anche di carattere editoriale: il 3 marzo è stata presentata a Mosca l’enciclica Fratelli tutti in russo (Vse Bratja) dalla casa editrice islamica Medina, in collaborazione con Muslim international Forum, a cura dell’Amministrazione religiosa dei musulmani in Russia. Senza la presenza di Sua Santità, che ha inviato un messaggio letto dal nunzio apostolico nella città moscovita, monsignor Giovanni D’Aniello, ringraziando il Gran Muftì (giureconsulto) Ravil Gajnutdin per il significativo evento. Il Muftì Ildar Alijautdinov ha letto il messaggio di Gainutdin per Bergoglio, “il nostro onorabilissimo fratello”.
Dopo più di un anno, un altro viaggio di Papa Francesco; è andato in Iraq e nel Kurdistan il 5 marzo; la prima volta di un pontefice in quel Paese; lo ha fatto per riprendere il dialogo interreligioso; musulmani sciiti insieme ai cristiani perseguitati. Il viaggio del Sommo Pontefice, programmato da tempo, ma rinviato per motivi politici e di sicurezza, addirittura sconsigliato da alcuni del suo entourage, si è protratto fino all’8 marzo. Ha dimostrato ai potenti del mondo che si può fare nel Medio Oriente instabile; più che mai leader religioso e “politico”. Il primo giorno a Bagdad con le autorità politiche e i vescovi; prettamente interreligioso l’incontro ad Ur, la terra di Abramo, il padre delle tre religioni monoteiste: l’Ebraismo, il Cristianesimo, l’Islamismo; erano presenti cristiani, musulmani: sciiti e sunniti; inoltre, numerosi rappresentanti di altri gruppi religiosi. Forse il momento più alto del dialogo è stata la visita al grande ayatollah sciita al-Sistani a Najaf, centro religioso sciita. Era un gesto da fare dopo il dialogo con i massimi rappresentanti sunniti e la firma del Documento sulla Fratellanza umana ad Abu Dhabi con il Grande Iman Ahmad al-Tayyeb nel 2019. Poi a Mosul tra le rovine di uno degli ultimi baluardi dell’ISIS e a Qaraqosh là dove sono stati perseguitati i cristiani; proprio nella cattedrale dell’Immacolata Concezione profanata dalle milizie di Daesh, distrutta e ricostruita; quindi è arrivato in papamobile allo stadio di Erbil a celebrare messa davanti a 10 mila fedeli.
Alla furia dell’Isis e dei fondamentalismi Bergoglio contrappone un’offensiva di pace” attraverso l’incontro e il dialogo: “Vengo a portare una carezza di pace (…) Il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parola (…) No al terrorismo e alla strumentalizzazione della religione (…) Ho affidato alla vergine Maria la rinascita (…) Non siete soli la Chiesa vi è vicina”. Sono le frasi che ricordo nel seguire il Papa in diretta tv.
Il senso recondito del pellegrinaggio in Iraq era stato già scritto in Fratelli tutti. Percorsi di un nuovo incontro è il titolo significativo del settimo capitolo, sintesi esplicativa del viaggio in Iraq; al punto 225 vengono spiegate le ragioni: “In molte parti del mondo occorrono percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite”. Più avanti al punto 254: “Chiedo a Dio di preparare i nostri cuori all’incontro con i fratelli al di là delle differenze di idee, lingua, cultura, religione” (dalla omelia del 24 maggio 2014 nella Messa di Amman-Giordania, 24 maggio 2014). A proposito dell’identità cristiana, il rapporto che il papato instaura: “La Chiesa apprezza l’azione di Dio nelle altre religioni, e nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni”. Quali sono le richieste là dove ci sono le minoranze religiose? “Come cristiani chiediamo che, nei Paesi in cui siamo in minoranza, ci sia garantita la libertà, così come noi la favoriamo per quanti non sono cristiani. C’è un diritto umano fondamentale che non va dimenticato nel cammino della fraternità e della pace: è la libertà religiosa per i credenti di tutte le religioni. Tale libertà manifesta che possiamo trovare un buon accordo tra culture e religioni differenti: testimonia che le cose che abbiamo in comune sono così tante e importanti che è possibile individuare una via, di convivenza serena, ordinata e pacifica, nell’accoglienza delle differenze e nella gioia di essere fratelli perché figli di un unico Dio” (il corsivo è tratto dal discorso del 24 maggio 2014 alle autorità palestinesi a Betlemme).
Nel paragrafo Religione e violenza si entra nel cuore di Fratelli tutti: “Tra le religioni è possibile un cammino di pace. Il punto di partenza dev’essere lo sguardo di Dio. Perché Dio non guarda con gli occhi, Dio guarda con il cuore. E l’amore di Dio è lo stesso di ogni persona, di qualunque religione sia. E se è ateo è lo stesso amore” (dal film Papa Francesco. Un uomo di parola. La speranza è un messaggio universale, di Wim Wenders, 2018).
Il giudizio sul fondamentalismo è frutto di analisi cristallina, un punto di vista netto, perentorio, condanna senza se e senza ma: “ Il terrorismo esecrabile che minaccia la sicurezza delle persone, sia in Oriente che in Occidente, sia a Nord che a Sud, spargendo panico, terrore e pessimismo non è dovuto alla religione-anche se i terroristi la strumentalizzano- ma è dovuto alle accumulate interpretazioni errate dei testi religiosi, alle politiche di fame, di povertà, di ingiustizia, di oppressione, di arroganza; per questo è necessario interrompere il sostegno ai movimenti terroristici attraverso il rifornimento di denaro, di armi, di piani o di giustificazioni e anche di copertura mediatica, e considerare tutto ciò come crimini internazionali che minacciano la sicurezza e la pace mondiale. Occorre condannare il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni” (dal documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, Abu Dhabi, 4 febbraio 2019).
Ed ecco la ragione di questo viaggio in Medio Oriente: “Talvolta la violenza fondamentalista viene scatenata in alcuni gruppi di qualsiasi religione dall’imprudenza dei loro leader. Tuttavia, il comandamento della pace è inscritto nel profondo delle tradizioni religiose che rappresentiamo […] Come leader religiosi siamo chiamati ad essere veri dialoganti, ad agire nella costruzione della pace non come intermediari, ma come autentici mediatori […] Ciascuno di noi è chiamato ad essere un artigiano di pace” (corsivo estratto dal discorso ai partecipanti all’Incontro internazionale per la pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, 30 settembre 2019).
L’ultima citazione scelta è l’appello insieme all’Iman del 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi: “In quell’incontro fraterno, che ricordo con gioia, con il Grande Iman Ahmad al-Tayyeb, dichiariamo- fermamente- che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione degli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione che hanno abusato-in alcune fasi della storia- dell’influenza del sentimento religioso sui cuori degli uomini […] Infatti, Dio l’Onnipotente, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il suo nome venga usato per terrorizzare la gente”. Come un antropologo, uno storico delle religioni, uno studioso di sociologia politica o come un esperto di geopolitica. Nel contempo soprattutto Papa, autorità religiosa. Dall’inizio del suo pontificato ha puntato sul dialogo interreligioso per trovare la sponda in altre Chiese e Moschee per superare fondamentalismo e terrorismo in alcune aree di crisi come quelle mediorientali. Altro obiettivo, questa volta prettamente religioso: la comunità mondiale dei credenti. E’ il significato profondo di Fratelli tutti: “… essere Fratelli perché figli di un unico Dio”.