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Com’è possibile che lo Stato abbia previsto che comuni meridionali anche popolosi come Casoria abbiano un fabbisogno di asili nido pari a zero? È la denuncia della situazione paradossale che vive il Sud Italia in seguito all'attuazione iniqua del federalismo fiscale e che Marco Esposito ha riproposto ai microfoni di Report che è andato a intervistarlo. Marco Esposito è autore di un libro diventato oramai un vero e proprio best-seller “Zero al Sud. La storia incredibile (e vera) dell'attuazione perversa del federalismo fiscale” edito da Rubbettino con prefazione di Gianfranco Viesti. Obiettivo del libro-inchiesta è dimostrare quale sia la grande truffa che è stata perpetrata ai danni del Sud.
“Per le Regioni come per i Comuni - spiega Esposito al nostro ufficio stampa - il federalismo si basa su capacità fiscali, fabbisogni e solidarietà. Belle parole, principi costituzionali che però sono stati attuati a rovescio. Come? Si è finto che fosse difficile stabilire il livello essenziale delle prestazioni sociali in modo da dichiarare ‘standard’ quello che c’è, poco o zero che fosse. E così si è assegnato un fabbisogno per gli asili nido di 90mila euro a Reggio Calabria e 9 milioni a Reggio Emilia: cento volte di più. Si sono contati i disabili e gli anziani non autosufficienti per poi dire con una variabile ‘fantoccio’ che se sei campano, pugliese o calabrese quelle persone meritano meno assistenza. Si è misurata municipio per municipio la differenza tra capacità fiscale e fabbisogni per poi stabilire che la solidarietà si applica al 50%”.
Il libro comincia con l'incredibile proposta di Giancarlo Giorgetti: “Facciamo una seduta segreta come in Commissione antimafia”. Cosa aveva da nascondere Giorgetti? I dati, da lui stesso definiti “scioccanti”, del taglio della solidarietà per servizi sociali, asili nido, trasporti locali ai Comuni in difficoltà del Sud. In un crescendo di episodi, tutti documentati, il giornalista del "Mattino" Esposito svela come il federalismo fiscale, nato per premiare efficienza e trasparenza, stia mutando in un meccanismo tortuoso, oscuro e ingiusto, la cui attuazione graduale si completerà nel 2021. La perequazione, che per Costituzione deve essere integrale, è stata trasformata nell’”integrale finanziamento del 45,8%” di quanto dovuto. Il calcolo dei fabbisogni standard si è attuato con la conferma dei servizi o disservizi storici per cui se in un municipio non ci sono asili nido, mense scolastiche o trasporti pubblici locali il fabbisogno assegnato è zero in base all’incredibile principio che se l’autobus non passa o l’asilo manca o la mensa chiude vuol dire che a quei cittadini non serve. E ancora: per misurare il corretto livello di servizi sociali per disabili e anziani non autosufficienti si è prima calcolato il reale fabbisogno della popolazione, ma poi nei territori del Sud dal 2017 si è ridotto l’importo assegnato in base a un trucco di stampo razzista, una variabile “fantoccio” la cui unica traduzione possibile diventa: spetta meno perché “è in Campania”, “è in Puglia”, “è in Calabria”.