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Di Maio e Salvini (tralasciamo Conte, il figurante che non ha ruolo vero) Dall’inizio del loro Governo stanno facendo bellamente finta di non vedere e di non sapere quello che anche gli studenti del primo anno di Giurisprudenza sanno: cioe’ una cosa e’ il Governo e un’altra lo Stato. Stanno riempiendo le pagin di questo mondo insopportabile dei social di frasi truculenti da bulletti di periferia del tipo: noi abbiamo vinto, ora che si aspettano? A maggio se ne andra’ a casa, etc etc.
Fanno la voce grossa, soprattutto il grillino, ignorando appunto che una cosa e’ il Governo e’ un’altra cosa ben piu’ complessa e’ lo Stato e quando invitano presidenti di enti a dimettersi o pretendendo che alti funzionari dello Stato godano della sua fiducia dimostrano per intero il grado della loro pericolosita’ democratica. Salvini in queste infuocate giornate sul documento economico e’ andato anche oltre dicedo che l’attuale Governo rappresenta’ la volonta’ di 60 milioni di italiani. Ha fatto bene l’insigne costituzionalista Sabino Cassese ha ricordare ad entrambi che hanno avuto poco piu’ di 16 milioni di vot, cioe’ un terzo degli italini che hanno diritto al voto. Ma non e’ questo nemmeno il punto, perche’ poi si e’ arrivati al punto da mettere in discussione i poteri del Presidente della Repubblica, il quale nlle ore piu’ calde di questa ubriacatura da potere non aveva fatto altro che ricordare ai due che bisogna stare con i piedi per terra.
Una follia, dunque, istituzionale e politica, che si insinua nella logica populistica che il duo assortito sta portando avanti sulle spoglie di un paese immiserito e incarognito che non se ne rende nemmeno conto e ci portera’ tutti a sbattere prima o poi, una volta che sara’ esaurita la sbornia del potere al popolo e della felicita’ per tutti che viene cosparsa ogni ora del giorno sui resti della nostra Italia. Dietro di tutto ci sta una perversa logica: se le ansie sono il prodotto del mondo che cambia la soluzione populista consiste nel fermare i cambiamenti, o meglio ancora tornare indietro. Tutto cio’ che e’ nuovo e’ rigettato o camminando indietro c’e’ solo quella decrescita infelice e il perenne ricorso al capro espiatorio (cioe’ i governi precedenti, tutti indistintamente).
Potra’ durare a lungo questo stato di cose? Il populismo non solo promette cio’ che non puo’ mantenere ma promette qualunque cosa sembri piacere agli elettori senza preoccuparsi di come fare a mantenere. E quando proprio non ce la fa piu’ dichiara spavaldamente che la realta’ deve essere abbattua. Si viaggia cosi’ sulla scia di quello che Donald Trump va predicando: il vero potere nasce dalla paura.