Gli inquilini di Palazzo Chigi nell'ultimo decennio

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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Chi l’ha detto che i giovani non leggono i libri della politica? Ho trovato L’inquilino di Lucia Annunziata edito due anni fa da Feltrinelli nella libreria di mio nipote a Bologna. Racconta dieci anni di politica dal 2011: <<Dieci anni di governi fragili, irregolari e brevi>> (p. 514). Infatti il sotto titolo è esplicativo, Da Monti a Meloni: indagine sulla crisi del sistema politico. Dieci anni di politica si aprono con un tecnico, Mario Monti; si chiudono con un altro tecnico, Mario Draghi (v. pag. 519). Pagine corpose e rigorose: “Per questa ricostruzione ho utilizzato, oltre alle mie esperienze di testimone diretta, (….) la consultazione  di documenti e dei calendari politici del Parlamento, e una serie di interviste con i protagonisti . (…) In parte sono attribuite, in parte lasciate anonime dalla richiesta di chi parlava. (…) Sono tuttavia registrate, di comune accordo con chi veniva intervistato, e tutte fatte loro rivedere. Hanno dunque tutte ricevuto il consenso a essere stampate (…) e gli originali delle interviste sono depositate presso la Fondazione Feltrinelli” (p. 24). Significative le parole di gratitudine dedicate ai ringraziamenti. Ho iniziato a leggerlo nella Città delle Due Torri in piena canicola agostana durante le ore in cui la temperatura consigliava di non uscire.

Dovendo ripartire, l’ho chiesto in prestito per completare la lettura con il permesso di sottolineare a matita i passaggi importanti per il sottoscritto. Ad un post-settantenne come me la pubblicazione è sembrata interessante fin dalle prime pagine. Lo è stata pure per Pierlucio. Merito della giornalista, oggi parlamentare europea. Già nell’introduzione l’autorevole firma descrive la Sala Maccari, al primo piano di Palazzo Madama, dove si intrattengono i giornalisti nel corso delle sedute del Senato. Sala Maccari dal nome del pittore e scultore che nel 1880 “affrescò” fatti e personaggi della Roma antica, in particolare “Cicerone che pronuncia la sua requisitoria contro Catilina, il quale, lasciato in disparte dagli altri senatori solo sul suo scranno, ascolta piegato, nervoso, le accuse contro di lui” (p.10).

Immortalati entrambi dallo storico Sallustio nel De Catilinae Coniuratione, la Congiura di Catilina in forma monografica ai danni di Cicerone e della Repubblica Romana. Opera storica in 61 capitoli sulla decadenza morale e politica dell’antico Stato repubblicano a causa, soprattutto, della corruzione (corrupti mores). Marco Tullio è rappresentato nell’adlocutio con il braccio alzato; le frasi latine diventate famose: “Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?”, “Fino a quando, Catilina abuserai della nostra pazienza?”. Secondo Sallustio, che narra i fatti 20 anni dopo, l’accusato <<è personaggio più complesso di Cicerone>>. Non appena Marco Tullio finisce di parlare, Catilina si rivolge ai senatori, evidenziando l’importanza della sua famiglia patrizia, mentre definisce Cicerone “inquilinus civis urbis Romae”, “un inquilino della città di Roma”.

È anche il titolo del primo paragrafo dell’introduzione. Come si può credere ad un inquilino dell’Urbis?  Tradotto nel Terzo Millennio: <<Nelle mani di chi è la democrazia?>>. Per Lucia Annunziata è “un commento arrogante, classista sprezzante”. Ma il discendente della gens Sergia, antichissima famiglia patrizia romana, pone un interrogativo: “A chi appartiene Roma?” Agli optimates, di cui era un rappresentante proprio Cicerone, erede della tradizione, o ai populares, a cui si rivolgeva Catilina, aristocratico decaduto, a capo di violenti, nullatenenti, di nobili indebitati, che aspirava ad essere il leader (come diremmo oggi) della plebe e auspicava <<riforme in campo sociale e politico>>.  Non voleva la rivoluzione <<ma un diverso assetto del potere>>. Entrambi rimangono tragicamente vittime degli eventi che segnano la fine della Repubblica dell’antica Roma e la nascita dell’Impero romano. Finisce così definitivamente una prima fase della democrazia.

Nel secondo paragrafo, dopo il passato remoto sull’antichità classica, l’indagine si sposta al passato prossimo: “Roma, piazza Montecitorio, Camera. Novembre 2011”. A pag. 16 ho letto la parola <<complotto>> a danno di Berlusconi che verrà ripetuta nel prosieguo, ma per dimostrare che non era vero. Magari sono da leggere attentamente <<Una manovra contro Salvini è in atto. Di chi è la regia?>> e <<La manina tedesca nella guerra fredda ai populisti>> sulle eventuali trappole in politica internazionale (pp. 439-448). Tornando alle pagine iniziali del libro dell’Annunziata: venne nominato per la presidenza del Consiglio il professore Mario Monti, non legittimato dai partiti. Un tecnico scelto evitando nuove elezioni. Un duro colpo per la politica democratica; molti cittadini si sono sentiti esclusi dalla partecipazione; è aumentata la disaffezione al voto; terreno fertile per i movimenti anti-sistema. I cittadini non comprendevano perché venivano chiamati alle urne. Oggi l’astensionismo degli aventi diritto al voto è sempre più marcato, in alcuni appuntamenti elettorali è diventato “partito di maggioranza”. Allora la scelta di Monti, nominato con l’avallo del Parlamento, fu giustificata dalle difficoltà economiche del nostro Paese; lo spread (il differenziale tra i Btp e Bund tedeschi) era schizzato a quota 528. Dopo il Governo Monti si alterneranno premier non legittimati dal voto. Non per questo <<premier illegittimi>> perché hanno ottenuto la fiducia del Parlamento.

Fino ad arrivare al 25 settembre 2022 quando Fratelli d’Italia e i suoi alleati hanno vinto le elezioni anche in conseguenza delle divisioni dei partiti che si opponevano al centrodestra (la legge elettorale maggioritaria favorisce le coalizioni). L’ Annunziata fa notare: “Per la prima volta l’elettorato indica con indiscutibile chiarezza una maggioranza di governo. E questa maggioranza sposta l’asse della politica italiana sul centrodestra trainato da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni” (p. 23).

In precedenza l’ultima vittoria alle elezioni l’aveva ottenuta Bersani, il 25 febbraio del 2013. Ma si trattava di una <<non vittoria>> in un panorama politico <<terremotato>> dai risultati del movimento 5 Stelle.  Annunziata riporta il passaggio importante della conferenza stampa del Segretario del Pd alle 17 del 26 febbraio: “È chiaro che chi non riesce a garantire governabilità non può dire di avere vinto. Non abbiamo vinto anche se siamo arrivati primi. (…) C’è stato un rifiuto della politica come si è presentata in questi anni”. Autocritica onesta e responsabile “ribadendo la volontà di essere utili al Paese” (p. 120). Per quanto riguarda l’autocritica, soprattutto la sottovalutazione dell’antipolitica.

Ci sono alcuni passaggi nell’indagine di Annunziata che possono essere riletti e aiutare a una migliore comprensione delle dinamiche odierne del Pd, del centro-sinistra e dell’eventuale campo largo, evitando errori già visti ai tempi del governo Prodi 2. A pagina 104 il titolo del paragrafo: La tecnocrazia contro Bersani, o “il retropensiero”. Una grande verità all’inizio: <<Le divisioni nel Pd sono state sempre profonde e lunghe>>. Poi alla pagina seguente: “Quello di cui parlano i bersaniani quando parlano di tecnocrazia è che nei confronti di Pier Luigi ci fosse allora (e oggi) un pregiudizio negativo, una sorta di retropensiero da parte delle élite-quelle interne del partito, quelle dei media (…) e da parte di Napolitano” (p. 105).

Sostanziale pareggio dei risultati delle urne, ma, in virtù della legge elettorale, il Pd ottenne la maggioranza assoluta alla Camera. Dopo quasi un mese dalle elezioni venne dato solo il preincarico da Napolitano a Bersani senza che questi raggiungesse <<una maggioranza solida>> tra le forze politiche. Gli altri che verranno dopo hanno ricevuto mandato pieno. Bersani sconfitto. Al Capranica presenterà le sue dimissioni. Alcune frasi da rileggere attentamente oggi: “Non tutti hanno il diritto di applaudire qui dentro. Uno su quattro di voi è un traditore, e chi ha tradito è meglio che tenga le mani a posto. C’è una pulsione a distruggere questo partito, e senza rimedio” (p.146). Ho letto attentamente questo passaggio: “La rivalità Renzi/Letta è una delle costanti della politica italiana del decennio che ha molte volte strappato la tela del Pd, ma è soprattutto un morality tale (un racconto morale) sulla politica e sul Partito democratico che sembra specializzato negli anni, alla fine di quello che rimaneva del Pci poi diventato Pds, in faide interne ed esterne. Faide che ha poi trasportato dentro l’Ulivo che pure doveva esserne il superamento” (p. 525).  Per cercare un equilibrio e una dialettica propositiva tra le <<anime>> del Pd e le diverse posizioni, a volte strumentali, del variegato mondo progressista, non farebbe male uno sguardo al passato o alla storia recente per vedere gli errori, in certi casi ricorrenti, in modo da superarli e realizzare un traguardo della politica del centrosinistra (questa volta senza trattino), risolvendo i tanti problemi della nostra società.  

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