Lamezia, AMA Calabria presenta lo spettacolo ‘La morte della Pizia’ al teatro Grandinetti

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Lamezia Terme – “Ucciderai tuo padre e sposerai tua madre”. Queste sono le parole sibilline che hanno fatto la storia del mito di Edipo e che sono alla base de “La morte della Pizia”, con Patrizia La Fonte e Maurizio Palladino. Lo spettacolo, andato in scena ieri sera al Teatro Comunale di Catanzaro, nell’ambito della stagione teatrale di AMA Calabria, è riuscito a destrutturare con sagacia e sarcasmo una delle leggende più conosciute, approdate ai giorni nostri sin dall’antica Grecia. Con la regia di Giuseppe Marini, il teatro smette la sua veste di luogo composto da poltrone e assi di legno, per trasformarsi nel tempio di Apollo, a Delfi. Il santuario è famoso per gli oracoli visionari della Pizia, donna lungimirante alla quale tutti si rivolgono per conoscere la verità e il proprio futuro; la certezza ricercata nei suoi responsi risulta essere sempre poco chiara, tanto da indurre i poveri esseri umani devoti agli dèi a dare una personale interpretazione. All’interno di una scenografia accattivante, fa il suo ingresso Merops (Maurizio Palladino), l’assistente dell’oracolo che, sin da subito, cerca di attirare l’attenzione della Pizia con il suo modo di gesticolare disperato. Solo dopo alcuni suoi richiami spazientiti, appare Pannychis Undici (Patrizia La Fonte), sacerdotessa che è ormai al tramonto della sua vita. Pallida in viso, guance scavate, il contorno livido degli occhi e abbigliamento poco curato, è così che si presenta la donna disillusa nei confronti delle persone che cercano in lei una verità. Ma quante verità ci possono essere in una sola storia? Mentre si pone tale domanda, Patrizia La Fonte inasprisce la sua voce al pari di quanto è divenuta amara l’opinione della Pizia che, delusa da tutto ciò che la circonda. La sua è una vita in cui deve confrontarsi continuamente con Tiresia, anche lui interpretato da Maurizio Palladino, e con la profezia che la perseguita da molto tempo, pronunciata al giovane Edipo. È grazie alle sue parole che lo ha spinto a uccidere suo padre e sposare sua madre per volere degli dèi. 

Davanti all’immagine di Apollo, il dio del tempo di Delfi, che troneggia al centro del palcoscenico, la Pizia è alla continua ricerca della verità che si nasconde dietro a questo fatto; un desiderio che la libererebbe dai fantasmi che la torturano da sempre e che renderebbero più leggero il suo incontro con la morte.   Talvolta sarcastico senza mai perdere di vista il dramma del mito edipico, l’adattamento teatrale di Patrizia La Fonte e Irene Lösch per ‘La morte della Pizia’, fonda le sue basi sull’omonimo racconto dello scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt, ribaltando ciò che ormai si dà per scontato nella storia di Edipo. L’opera, in realtà, cela una serie di rivelazioni crudeli e dirette che la Pizia ascolterà poco prima di esalare il suo ultimo respiro, incontrando quelle che lei stessa definisce “ombre” con le fattezze di uomini e donne del passato. I confronti con Edipo, Giocasta, Tiresia, la Sfinge, porteranno Pannychis ad avere sempre più dubbi su quale sia la reale storia del mito. Alleggerite dalle leggende classiche, le dinamiche familiari inconsuete che si svelano agli spettatori, riescono a lasciare una sensazione di genuina sorpresa, instillando il dubbio su quale sia la verità. 

In tutta la narrazione è stupefacente l’abilità di Patrizia La Fonte e Maurizio Palladino che, padroni della scena, sono riusciti a dar vita a tutti questi personaggi, ai quali prestano voci differenti con straordinari cambi di tonalità. Oltre a una diversa intonazione di voce, è bastato poco per trasformarsi in personaggi diversi: un cappello a cilindro, un paio di occhiali da sole, una giacca sono stati gli elementi necessari. Patrizia La Fonte ha impersonato la Pizia, Giocasta, assumendo le fattezze di una diva degli anni ’50, e poi la Sfinge, divorata dalle sue leonesse e da un grande senso di colpa. In egual modo Maurizio Palladino passa dall’essere il nervoso e sarcastico Merops, al serio e ormai cieco Edipo, sino a divenire Tiresia, indossando un cilindro di colore candido che lo fa sembrare un dandy d’altri tempi più che un oracolo dell’antica Grecia. Ne “La morte della Pizia”, viene messa in risalto la necessità degli uomini di credere alle verità che maggiormente rendono la loro vita senza sorprese. Un tema che dimostra di essere attuale, pur partendo dal passato, tempo in cui tutto era affidato agli dei e alle profezie degli oracoli. 

La scenografia è parte attiva dello spettacolo. Il tripode tipico dei templi, un mucchio di libri giganti e polverosi, che rappresentano l’archivio delle profezie, non sono semplici oggetti messi in bella mostra, ma strumenti utilizzati dagli attori. Li consultano, vi si siedono sopra, li usano per nascondersi, quasi a considerarli parte animata dello spettacolo. Coinvolgenti anche le musiche originali di Paolo Coletta, che sono riuscite a creare una perfetta atmosfera in tutte le scene: prima un po’ scanzonato e poi proseguendo fino ad un crescendo sempre più drammatico.  La leggerezza, l’intensità e la profondità del tema trattato ne “La morte della Pizia” e le straordinarie interpretazioni di Patrizia La Fonte e Maurizio Palladino sono riuscite a coinvolgere emotivamente il pubblico presente che, nel finale, ha conferito un lungo e sentito applauso. ‘La morte della Pizia’ sarà replicata questa sera al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme. Il prossimo spettacolo della stagione teatrale di AMA Calabria venerdì 28 febbraio al Teatro Comunale di Catanzaro e sabato 1° marzo al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme, vedrà in scena “Spine”, prodotto da Mana Chuma Teatro, una storia a più voci con Stefania De Cola, Mariano Nieddu eLorenzo Praticò. La regia è di Massimo Barilla e Salvatore Arena. I biglietti per “Spine” potranno essere acquistati rispettivamente presso la biglietteria del Teatro Comunale di Catanzaro e presso la biglietteria del Teatro Grandinetti di Lamezia Terme.

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