Lamezia Terme - Una vicenda triste, ma con una conclusione contrassegnata dalla speranza e dall’impegno collettivo, quella del piccolo Anàs Zouabi, il bimbo tunisino di sei anni ritrovato cadavere nei pressi del vecchio pontile, dopo il naufragio di un gommone con 18 persone a bordo, tutte morte compreso il papà del piccolo. Dopo l’identificazione e il rimpatrio del corpo, è stata avviata da Fondazione Trame, con il supporto di una vasta rete di associazioni, una raccolta fondi dal titolo “Aiutiamo la famiglia di Anàs e la sua sorellina”, attraverso la piattaforma BuonaCausa.org, dove nei mesi di dicembre 2024 e gennaio 2025 sono stati raccolti 4.500 euro. Il fondo sarà versato lunedì sul conto dei nonni di Anàs che insieme alle zie si occupano della piccola Tessyr, la sorellina.
“Il nostro scopo è quello di dare la possibilità a Tessyr di un supporto psicologico che la aiuti ad uscire dalla tragedia che ha vissuto, e un aiuto per proseguire gli studi e vivere una vita il più serena possibile”, ha spiegato in un videomessaggio Silvia Di Meo rappresentante dell’associazione Med Memoria Mediterranea, che si occupa non solo di prestare soccorso e supporto ai migranti ritrovati naufraghi in mare, ma contribuisce anche a ridare un’identità a chi in mare muore, al rimpatrio delle salme, e alla ricerca della verità per le famiglie dei dispersi. Nel caso di Anàs l’associazione ha attivamente collaborato con il Procuratore della Repubblica Salvatore Curcio, oggi capo della Procura e della DDA di Catanzaro, con il dirigente comandante del Commissariato della Polizia di Stato di Lamezia Terme dottor Antonio Turi, con l’ispettore Emanuele Morelli e con tutta la squadra investigativa che si è attivata nell’identificazione del piccolo.
La vicenda è stata raccontata nei dettagli sia dal Procuratore Curcio che dal dirigente Turi, invitati in conferenza stampa presso il Civico Trame dal presidente della Fondazione Nuccio Iovene e da tutto il suo staff, insieme ai rappresentanti di molte delle associazioni coinvolte nella raccolta fondi. “Dopo l’analisi dei resti del piccolo corpo, ritrovato da un pescatore a circa 20 metri dalla battigia”, ha raccontato Curcio, “ci siamo subito resi conto che portava tre paia di pantaloni per difendersi dal freddo della traversata, segno chiaro della morte per naufragio. Una delle tre paia erano i pantaloni del costume del suo supereroe preferito, Batman, che forse aveva indossato per farsi coraggio durante la traversata”.
Sarà l’esame autoptico a rivelare altri elementi che contribuiranno, insieme alla comparazione del DNA, all’identificazione di Anàs, grazie anche al contributo dell’associazione di Silvia Di Meo: si trattava infatti un naufragio non censito, avvenuto durante una traversata realizzata da un gruppo autonomo al di fuori della tratta. Forte il ringraziamento di Trame alla città e alle associazioni, espresso anche dal presidente della Caritas Diocesana don Fabio Stanizzo, e dall’Imam della Comunità Musulmana di Lamezia Terme Ammar Fatnassi, grato anche per il momento di preghiera e raccoglimento realizzato in città prima del rimpatrio della salma del piccolo.
La raccolta fondi, avviata da Fondazione Trame ETS, è stata sostenuta e promossa da Gruppo Minori 78, Fondazione Caritas Diocesana Di Lamezia Terme, Icica, Agesci zona Reventino, Associazione Antiracket Lamezia Ala, Associazione Per La Ricerca Neurogenetica, UNA, Pax Christi, Associazione Nazionale Tutte Le Età Attive, Non una di meno Lamezia, Comunità Progetto Sud, Associazione Arci Lamezia Rotary, Addunati, Masci Lamezia 2, Soroptimist Lamezia, I Vacantusi.
Giulia De Sensi
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