Ammirare il bello, il vintage, la cultura e la rivoluzione sulle passerelle di moda

Scritto da  Pubblicato in Maria Arcieri

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maria_arcieri.jpgUn genio, un mito, il numero 1 (secondo me) della moda. Non sono una patita delle sfilate di moda. Ma lui rompe gli schemi. È il direttore creativo di Gucci, con la barba, romano, nel 2015 è stato nominato “Fashion designer of the year”. Sui suoi capi leggi le frasi della Divina Commedia. È un rivoluzionario e, nel dettaglio, crea una moda imperfetta in cui c’è la sua passione/ossessiva.  Ha qualcosa di Fiorucci/ Ford/ Versace/Galliano. Cinema letteratura collezionismo sfilano sugli indossatori e sulle indossatrici. In ogni capo c’è l’urgenza del bello e il fascino del vintage. E anche nella musica che confeziona alla perfezione il pacchetto moda cultura novità e bellezza di dettagli e accessori. La maison Gucci con lui ha un timbro diverso, una crasi di barocco rinascimentale caotico, mondanità vintage e modernità. Le sue sfilate sono un emblema di perfezione se si pensa che ha preso spunto anche dalla lettura del Manifesto Cyborg della filosofa femminista di Donna Haraway sulle interazioni tra scienza e identità di genere.

Tutto in un racconto surreale. Voleva fare lo scenografo ma è diventato lo stilista più richiesto e amato Alessandro Michele. Regala emozioni intense nella e per la moda. Sempre. Mi piace perché fa vivere un sogno a occhi aperti. E di questi tempi è sempre un bel regalo ammirare creazioni frutto della genialità di un ragazzo di 47 anni che ha fatto sacrifici per mantenersi all’Accademia di Costume e moda di Roma con tanta gavetta accanto a stilisti di fama mondiale. Sacrifici e gavetta ripagano sempre nella vita. E lui ne è la dimostrazione. E’ talentuoso, colto, creativo, mai noioso in un mondo che non è per niente superficiale.

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