Lamezia Terme - Gremito il Chiostro di San Domenico per la presentazione del libro di Roberto Vecchioni “Fra il silenzio e il tuono”, romanzo epistolare autobiografico che rappresenta una summa e un bilancio dell’esperienza di vita del professore e cantautore di “Sogna, ragazzo, sogna”. L’incontro, volutamente organizzato presso il Museo Archeologico Lametino, e introdotto dai saluti della direttrice Simona Bruni e del direttore regionale Musei Calabria Filippo Demma, si inscrive nelle politiche di apertura al territorio e alla cultura contemporanea delle strutture museali, in atto non solo a livello regionale ma nazionale e globale. “I Musei stanno cambiando”, spiega Demma, “in Calabria come nel resto del mondo: devono operare e dare i propri frutti nel presente, diventando patrimonio di tutti, attraverso progetti sociali e attività culturali”. Concorde la dottoressa Bruni, che pone l’accento sulla “riconoscibilità di questi luoghi da parte della comunità, che viene resa partecipe del proprio patrimonio”. L’evento si è svolto in collaborazione con Omniarch, società culturale diretta dall’archeologa e docente universitaria Stefania Mancuso, che ha condotto con l’ospite un dialogo incentrato, per espressa volontà di Vecchioni, non solo sul romanzo presentato, ma come nel suo stile, sulle tematiche più ampie della bellezza e delle radici culturali del territorio, per lui “le più antiche del mondo”.
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Riprese di Antonia Butera
Vecchioni, definito “poeta” dal sindaco Mascaro nei saluti, è alla sua terza visita a Lamezia dall’inizio dell’attuale amministrazione, e dichiara di essere “molto legato alla città” e in generale alla Calabria, “dotata di una forza che la rende capace di rialzarsi sempre, di spunto per l’intera umanità”. Un tema presente anche nel libro, quello della capacità di affrontare le difficoltà e i dolori che la vita pone innanzi. Perché, spiega l’autore, “chi l’ha detto che si debba sempre godere? Il dolore a volte serve a capire quanto sia magnifica l’esistenza, ed è possibile attraversarlo senza dargliela mai vinta, e vivere la vita così com’è”. Una vita, quella del poeta Vecchioni, vissuta appunto “Fra il silenzio e il tuono”, ovvero fra momenti di pace e di stabilità e lotte faticose per la sopravvivenza: proprio come quella del protagonista del libro, che la racconta fin da bambino in una serie di lettere indirizzate ad un fantomatico nonno “intellettuale svitato” – che non gli risponde mai, ma parla nei suoi scritti di tutt’altro. Finché lentamente il bambino cresce, e i due personaggi si sovrappongono fino ad identificarsi, rivelando di essere la stessa persona. “Ho scritto in quelle lettere la mia autobiografia, parlando con me stesso”, sottolinea ancora il professore, “e l’ho scritta con tutti gli errori, le difficoltà, le ipocrisie, usando metafore per raccontare il dolore, e stampando le gioie come luce sulla pagina. Ho voluto scrivere alla mia anima: sono solo io che scrivo a me stesso”.
Il dialogo prosegue su temi molteplici: dal concetto di catarsi nel Teatro greco, alla stupefacente descrizione delle differenze fra i poeti Tragici – “Eschilo come Dante, Sofocle come Shakespeare, Euripide come Pirandello”. Poi la sospensione dell’incredulità, in termini diegetici e mimetici, dalla prosa alla scena, infine un immancabile riferimento all’evoluzione della lingua nell’epoca contemporanea, al suo possibile impoverimento a causa della tecnologia, alle difficoltà affrontate dalle nuove generazioni, penalizzate dal Covid, “ribelli e talvolta incattivite nella loro ironia, che rispondono così ad un mondo che non gli ha dato nulla, ma ha piuttosto distrutto sé stesso”. Nel mezzo la lettura di un brano tratto dal libro, quasi “una parafrasi del vangelo”, dedicata per l’occasione al vescovo Serafino Parisi, presente al Chiostro insieme al sindaco ad altre autorità.
Giulia De Sensi
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