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La battaglia che ho intrapreso affinché ai giovani calabresi venga assicurato un reddito per intraprendere un’attività lavorativa e non certo per pure beneficenza, prosegue e proseguirà senza sosta, sino al momento in cui altri non mi affiancheranno. Si tratta innanzitutto di un’opera di giustizia, perché la Comunità europea è da tempo immemorabile che ha destinato risorse a questo scopo, anche se i destinatari immediati di queste risorse (così come di altre), cioè le regioni interessate all’elargizione, o non hanno saputo incanalare rettamente dette risorse o le hanno impiegate male: vedi che sostegno a progetti truffaldini per miliardi e miliardi, cosicché la disoccupazione giovanile nelle regioni meridionali, in testa Calabria, è salita alle stelle.
E’ stato compiuto un vero e proprio delitto soprattutto verso le generazioni più giovani, che avrebbero potuto arricchire il resto della Calabria e, riferendomi proprio alla regione calabrese, io non assolvo nessuno di nessun Partito. Eppure ne abbiamo visto di Presidenti di Giunta o di Consiglio, di consiglieri e di assessori che la loro situazione personale hanno risolto o migliorato, anche se a volte sono stati fior di primari o fior di magistrati ad avere incarichi politici. Questa, io la chiamo criminalità politica e perciò adesso invito tutti costoro a pentirsi, e, da questo momento, mettano al primo posto nell’agenda legislativa regionale la proposta del reddito in questione. Possono anche non farlo, ma alle prossime elezioni regionali calabresi tutti i giovani sapranno come votare, sterzando a trecento sessanta gradi!