Le donne negli occhi di un uomo

Scritto da  Pubblicato in Maria Arcieri

© RIPRODUZIONE RISERVATA

maria_arcieri.jpg“Ah! Non c’è nulla di più odioso e più cane di donna che tali orrori nel cuore si metta!” (Odissea, XI, vv.427-428): parole, pronunciate nell’Ade da Agamennone. E Omero inaugurava il punto di vista maschile sulla figura femminile. Fa impressione leggere oggi questi brani.

Un giudizio negativo contro le donne compare nel mondo di Esiodo. La donna esiodea “un male bello” (Le opere e i giorni v. 585), si rivela “sciagura grande per i mortali”(v. 592). Riconosce che la donna e il matrimonio sono un male inevitabile, anche se è opportuno che gli uomini scelgano molto attentamente la loro compagna: “Né una donna che si agghinda il deretano t’inganni il cuore sussurrandoti carezzevoli parole e osservando la dispensa. Chi si fida di una donna, si fida di un ladro… La donna rimanga per quattro anni in pubertà, al quinto si mariti; sceglila illibata in modo che tu le possa insegnare virtuosi costumi. Soprattutto sposa una che abiti vicino e dopo aver esaminato bene ogni cosa, affinché le tue nozze non siano causa di allegria per i tuoi vicini. Non c’è cosa migliore che sposare una buona moglie e niente di peggio che sceglierla cattiva e che pensi a gozzoviglie: per quanto il marito sia forte, costei lo brucia senza bisogno di fiaccola e lo condanna a precoce vecchiaia”. Per arrivare al “biasimo delle donne” di Semonide. Nel testo semonideo sono presentate dieci diverse donne: la prima deriva dalla scrofa, la seconda dalla volpe, la terza dalla cagna, la quarta e la quinta da elementi naturali (terra e mare), altre quattro da animali deplorevoli (l’asina, la donnola, la cavalla e la scimmia), solo l’ultima  che deriva dall’ape, è connotata positivamente perché vive ed invecchia con lo sposo amato, dopo aver generato una “prole bella e dal nome apprezzato” (v. 87).

I requisiti della donna ideale, esposti in questo dal brano, sono sintetizzabili in: non cercare di saperne troppo, ma pensare piuttosto al lavoro, non mangiare eccessivamente e  non godere troppo, ma far figli al proprio marito, in quanto la donna è un essere curioso, malefico, pigro, ghiotto, la cui sessualità incontrollabile è segnata dall’indifferenza e dall’esagerazione. Emerge, la condizione di una  donna sacrificata ed infelice,  per la quale l’unico scopo di vita deve declinarsi nella prospettiva di offrire piacere all’uomo ed essere madre. La società maschile detta i comportamenti ai quali ella deve attenersi. Semonide nel passo sulla donna volpe evidenzia la maliziosità di costei che è in grado di operare dei giudizi e di distinguere il bene dal male, ma che spesso, a seconda della sua disposizione d’animo, non agisce in base alla retta opinione che le viene attribuita cioè la caratteristica del conoscere, insieme al male, anche il bene.

La donna cagna. Il cane, già nei poemi omerici era considerato negativamente, in particolare la cagna era ritenuta sfacciata ed impudica, a tal punto che Elena di Troia si definiva “cagna maligna, agghiacciante” (Il., VI, 344). In Semonide, le caratteristiche di donna brontolona e incontentabile che si aggira per casa “latrando”. La donna  che deriva dal mare. Entrambi attraggono e repellono, incantano e spaventano.  La volpe è muta di opere e non di umore, perché è soprattutto furba e conosce bene e male. La donna mare, invece, non ha dominio di sé, è  sempre in preda agli eccessi del sentimento. L’unica donna è la donna ape, insetto considerato dai Greci operoso ed attivo,  organizzato a livello familiare e comunitario e dall’ape  è assente il biasimo dei vicini che  costituisce il problema più assillante per l’autore,  inquadrabile nel contesto di una “cultura della vergogna”, discesa dagli alti livelli etici del mondo omerico alla banale quotidianità della società arcaica. è importante, quindi, che una casta moglie si allontani dalle amiche se esse parlano del sesso.

E hanno detto tutto il pensiero attuale degli uomini del sud Italia…

© RIPRODUZIONE RISERVATA