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“La gioia di vivere. a piccoli passi verso la saggezza” è un libro che consiglio a chi come me legge molto poco e quando lo fa è felice della scelta. Di cosa parla il libro di uno psichiatra di fama, ci si potrebbe chiedere. Diciamo che con la riflessione sui classici, sulla filosofia, la religione, l’osservazione delle storture della società e naturalmente con la conoscenza dell’uomo, lui delinea un percorso per recuperare la vera essenza del nostro essere umani. In questo libro, definito, la sua opera più intima, Vittorino Andreoli, è “portatore della visione tragica dell’esistenza”.
E in modo, a mio avviso meraviglioso, ci accompagna alla ricerca del segreto della gioia di vivere. E si scopre soprattutto che questo potere può essere appreso, per migliorarla. Si arriva a capire che viviamo in un mondo dominato dalle strategie per essere vincenti, dal fascino dell’esclusività, dalla bellezza, dalla fatica di vivere dell’individuo, e che il “magico potere” della gioia non è altro che la capacità, che tutti abbiamo, di passare dalla dimensione dell’“io” a quella del “noi” e di vivere in relazione con gli altri contando sui legami affettivi, guardando in faccia il presente, senza nessuna costruzione di desideri difficili o impossibili che poi si spostano sempre. E sempre, sottolineo sempre, con la gioia al futuro, soprattutto senza i rimpianti che respingono nel passato.
Succede che molti di noi, allo scorrere del tempo reagiscono, anche nelle difficoltà, traendone sensazioni positive, individuando gli aspetti vantaggiosi. E in questo modo riescono a esprimere così la “gioia di vivere”. E per lo psichiatra, è un modo di vedere l’esistenza inserito nel flusso della Natura, e soprattutto accettando ciò che il presente dona, senza doverlo decorare troppo con i propri desideri. Un altro passaggio del libro interessante è quando parla dell’essere affetti dalla “fatica di vivere”, cioè siamo sempre in azione e mai soddisfatti.
Siamo destinati a rincorrere un futuro che non c’è e forse non ci sarà mai, e siamo spinti nella lotta per il potere dalle nostre ambizioni, e dalla paura dell’insuccesso o perfino della morte. Ci sono due stili di vita opposti, per Andreoli, che non appartengono all’ambito patologico, ma che sono la chiave per dare a una stessa esistenza un significato contrapposto. O quello di vivere bene, o al contrario quello di vivere male.