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Aborto, un peccato per la Chiesa. Anche dopo le ultime considerazioni di Papa Francesco
Scritto da Lametino 1 Pubblicato in Maria Arcieri© RIPRODUZIONE RISERVATA
Una ragazza mi ha confessato di non essere stata mai a conoscenza delle conseguenze che procura l’aborto in termini religiosi. Un prete mi ha spiegato che molte donne, non sono a conoscenza che qualsiasi tipo di interruzione della gravidanza è molto grave. Così ho cercato di informarmi e mi sono spaventata… Per il Codice di Diritto canonico c’è un solo peccato riservato al vescovo, è l’assoluzione dall’aborto e all’interno della sua diocesi, può riservarsi l’assoluzione di qualche altro peccato. Per farsi assolvere dai peccati riservati al Vescovo si ricorre al canonico penitenziere che si trova in ogni Chiesa e anche in altre Chiese collegiate. Per l’aborto la scomunica, tocca la madre, il medico, l’infermiere, il mandante (can. 1398). È una pena severa (latae sententiae) e “colpisce tutti coloro che commettono questo delitto conoscendo la pena, inclusi anche i complici senza la cui opera esso non sarebbe stato realizzato. Con questa reiterata sanzione, la Chiesa addita questo delitto come uno dei più gravi e pericolosi, spingendo chi lo commette a ritrovare sollecitamente la strada della conversione. Nella Chiesa, infatti, la pena della scomunica è finalizzata a rendere consapevoli della gravità di un certo peccato e a favorire un’adeguata conversione e penitenza (Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae 62). Per l’aborto possono dare l’assoluzione anche altri sacerdoti facoltizzati dal Diritto canonico (Vicario generale) o personalmente dal Vescovo. Per antico privilegio, mai revocato, possono assolvere dall'aborto anche i sacerdoti religiosi degli ordini mendicanti (francescani, domenicani...).
Papa Francesco ha riflettuto sui cosiddetti "valori non negoziabili" invitando i cattolici a mettere sempre al centro l'annuncio evangelico, "il Signore ti ha salvato" e non la condanna per chi li vìola e li tradisce. Molti hanno confuso questa precisione come una forma di relativismo ma il Papa sta applicando semplicemente la posizione secolare della Chiesa: misericordia per il peccatore e condanna del peccato. Quando c'è da condannare l'aborto non si tira indietro, usa parole più forti dei suoi predecessori: «Una diffusa mentalità dell'utile, la "cultura dello scarto", oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli. La nostra risposta a questa mentalità è un "sì" deciso e senza tentennamenti alla vita come ha detto durante l'incontro promosso dalla Federazione internazionale delle associazioni dei medici cattolici il 20 settembre scorso. «Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito ha il volto di Gesù Cristo, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo». «Per questo l'attenzione alla vita umana nella sua totalità è diventata negli ultimi tempi una vera e propria priorità del Magistero della Chiesa, particolarmente a quella maggiormente indifesa, cioè al disabile, all'ammalato, al nascituro, al bambino, all'anziano, che è la vita più indifesa». Il fine ultimo dell'agire medico rimane sempre la difesa e la promozione della vita». Occorre dunque «l'impegno di coerenza con la vocazione cristiana verso la cultura contemporanea, per contribuire a riconoscere nella vita umana la dimensione trascendente, l'impronta dell'opera creatrice di Dio, fin dal primo istante del suo concepimento. È questo un impegno di nuova evangelizzazione che richiede spesso di andare controcorrente, pagando di persona. Ha invitato i ginecologi cattolici a difendere la vita «nella sua fase iniziale e ricordate a tutti, con i fatti e con le parole, che questa è sempre, in tutte le sue fasi e ad ogni età, sacra ed è sempre di qualità. E non per un discorso di fede ma di ragione, per un discorso di scienza! Non esiste una vita umana più sacra di un'altra, come non esiste una vita umana qualitativamente più significativa di un'altra. La credibilità di un sistema sanitario non si misura solo per l'efficienza, ma soprattutto per l'attenzione e l'amore verso le persone, la cui vita sempre è sacra e inviolabile».Per questo, «la Chiesa fa appello alle coscienze, alle coscienze di tutti i professionisti e i volontari della sanità, in maniera particolare di voi ginecologi, chiamati a collaborare alla nascita di nuove vite umane».