Equilibrio precario

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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francesco_bevilacqua_.jpgIo ho scelto di restare in Calabria. E per farmene una ragione (oltre che una "regione") cerco di capire quel che vuol dire questo nome, evocatore e ambiguo. Talmente ambiguo che non è nemmeno il suo nome, visto che furono i bizantini a farlo “migrare” dall’attuale Salento alla Calabria, nel VI secolo. E mi domando anche che ci sto a fare io qui in mezzo, qual è il mio posto, che significo io qui. E che vuol dire quel che mi sta intorno per me. O cos’è questo “dentro” in cui sento di stare. In tutto ciò che scrivo c’è, anche se non appare, la Calabria. E ci sono io. Che non fa differenza. Io e la Calabria siamo intercambiabili.

Voi direte: “questo è pazzo! Oltre che un po’ sgrammaticato”. Il fatto è che, dopo tanti anni, io – anche se Maurizio Bettini, con il suo “Contro le radici”, mi fa sorgere dubbi – non posso non sentirmi “radicato”. Altrimenti, mi domando, per non essere “conservatori” dovremmo tutti essere dei giramondo, ammalarci di una forma costante di spaesamento ed irrequietezza. E, paradossalmente, Bettini – che non so dove sta ma da qualche parte sta (e non è certamente sempre in viaggio) –, se sta a Siena (dove insegna all’Università), in realtà col pensiero sta altrove: perché se stesse a Siena col pensiero a Siena, e si sentisse radicato a Siena, allora sarebbe conservatore pure lui.

Dunque, vediamo: io mi domando cosa ci lega, me e te, Calabria. Come diceva Franco Costabile, tento di parlarti francamente senza con un cuore non troppo cantastorie. Eppure sai, per quanto tu sia brutta (ma tanto brutta), e sia sporca (ma tanto sporca), e sia cattiva (ma tanto cattiva), io ti sento come la mia casa, il mio villaggio, il mio mondo. E cerco, con quel mondo, di stare in equilibrio precario. Come un alpinista, cammino sul filo di una cresta ghiacciata.

Cammino lentamente lungo un pista stretta tra due abissi. Che vedo, ma non guardo troppo. Perché so che gli abissi sono lì, in agguato. E non si può negare. Ma so anche se che voglio posso farcela. Se mantengo la calma e la lucidità. Se tengo la barra dritta. Se mi concentro sul cammino. Un passo dopo l’altro. Ogni passo è importante. Ogni passo è una meta. E poi tutt’intorno agli abissi c’è un paesaggio indicibile. Pieno di colori, profumi, voci, storie. Nemmeno questo qualcuno può negare. Io sto, in equilibrio precario, sul mio cammino. Ed intendo restarci.

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