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Il problema vero, in Calabria come a Roma, è che il Pd avrebbe bisogno di fare una riflessione a 360 gradi, senza strumentalismi e demagogia, guardando in faccia i problemi, vedendo quali sono i limiti e le insufficienze ma soprattutto recuperando una soggettività politica.
Non c’è progetto di cambiamento vero che non sia e non debba essere sostenuto da una soggettività politica nei territori. I circoli del Pd non esistono, molti dei quali, quando esistono e quando funzionano, sono diventati dei veri e propri simulacri. Manca la discussione vera, profonda sui problemi, non esiste più la rete delle organizzazioni sociali, l’intermediazione e i soggetti dell’intermediazione devono essere spinti a partecipare alle discussioni e, per questo, devono essere adeguatamente considerati.
E’, dunque, meschino ridurre la devastante sconfitta alle elezioni del 4 marzo a un problema solo calabrese solo per operazioni e calcoli meramente interni. C’è stato e continua ad esserci nel Paese un grave problema del Sud ampiamente sottovalutato anche oggi nel dopo voto dal Pd nazionale (si leggano a tal proposito i saggi apparsi nei giorni scorsi su Linkiesta e sulla Stampa, rispettivamente di Alessio Postiglione e Alfonso Pascale); un fortissimo deficit economico e sociale, esistono forti diseguaglianze sociali, egoismi, disoccupazione. La fascia della povertà è cresciuta.
Su questi e tanti altri problemi si discute poco e male e ora che Oliverio ha rifatto la sua Giunta Regionale in vista del rush finale la domanda è d’obbligo: sarà in grado il suo partito di avviare da subito, al congresso di giugno e poi nei mesi successivi una vera opera di accompagnamento, spinta, rilancio dell’azione della Giunta Regionale? O si riproporrà quella solitudine denunciata a più riprese dal Governatore? Il rebus politico dei prossimi mesi sta tutto qui.