Il Sud nella crisi dell’Europa e i referendum

Scritto da  Pubblicato in Filippo Veltri

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Riflettere sul fondamentale nodo dello sviluppo del sud legato all’Europa e le sue politiche, dell’Impresa e del supporto bancario, nel momento economico attuale, confrontandosi con l’impegno delle Istituzioni nel Mezzogiorno, è assieme un compito difficile ed anche fuori moda, visti i chiari di luna che in Italia vanno oggi di moda (leggi i referendum lombardo-veneti). La questione meridionale in quanto tale è, infatti, scomparsa dall’orizzonte della politica, lo sarà ancor di più dopo quanto avvenuto domenica scorsa ed a fatica la si può rintracciare nell’analisi storica. Perché la questione meridionale si sia persa come problema specifico del sud del paese è tema degno di altre e specifiche riflessioni che da tempo andiamo facendo su queste colonne. Se il Mezzogiorno di Fortunato, Salvemini, Sturzo, Gramsci era abitato da proletari o poveri che rappresentavano il bisogno da colmare dell’Italia nazione, oggi l’emigrazione di massa risveglia la definizione marxista dei proletari senza frontiere e l’interesse universalistico delle Chiese.

Recentemente Biagio de Giovanni ha messo in guardia l’Europa dal trasformarsi della sua politica inclusiva in un neo mediovalismo che attragga verso Bruxelles le regioni ricche e magari separate dai rispettivi contesti nazionali, come la vicenda della Catalogna sta drammaticamente portando in evidenza, nella speranza di creare un nuovo circuito economico che ignori le diseguaglianze nazionali. C’è dunque la necessità di perorare presso le Istituzioni la sussistente necessità di risolvere gli squilibri del Mezzogiorno italiano con politiche di sviluppo e superamento delle crisi in Europa. Così come per la Grecia, il Portogallo, Malta e parte della Spagna. L’Europa si rafforzerà nei processi globalizzati dell’economia, sanando le discrepanze interne al continente. Il che toglierà spazio ai pericolosi sovranismi e regionalismi. Il che significa che l’Europa deve tornare a investire energie nella politica e la conferma della Cancelliera Merkel nonché l’elezione del presidente Macron sono per questo di buon auspicio, accanto però al negativo che dilaga ormai nell’ex cortina di ferro confermato per ultimo dal voto nella Repubblica Ceca.

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